00:00 28 Novembre 2009

Tifoni, stagione vivace, ma anche loro sono in CALO, si avete letto bene, in CALO!

Una stagione piuttosto negativa, ma comunque abbondantemente nella media; esaltata solo dall’attenzione dei media, e aggravata qua e là dalle pessime condizioni di vita di molte popolazioni asiatiche, specie nelle Filippine. Anche i tifoni però sono in calo rispetto ai decenni precedenti; un po’ di storia.

Sta per chiudersi anche la stagione dei tifoni, le potenti tempeste del Pacifico tropicale, cugini degli uragani dell’Atlantico. Dai dialetti della Cina meridionale, avvezza a questo genere di fenomeni, emerge l’origine del nome tifone: Daaih fung, o più semplicemente Tai fun, ossia “Grande Vento”. Così come gli uragani, queste potenti depressioni tropicali possono scatenare venti di tempesta anche oltre i 250 km/h.

È quello che sta facendo il Tifone Nida, a est delle Filippine, diretto verso nord nord-est in mezzo a una manciata di atolli sperduti nel bacino occidentale dell’oceano Pacifico. Dalle ultime proiezioni sembra che Nida debba sfiorare le isole giapponesi Io Kazan e Ogasawara, più note come Bonin; in particolare gli atolli Iwo Tu e Chichi Jima.

Dopo aver raggiunto la categoria 5, nella nota scala Saffir-Simpson, essersi approfondito nel suo occhio fin quasi a 900mb e aver proiettato i venti a sfiorare i 300 km/h, dopo essersi guadagnato il titolo di tempesta dell’anno (nella potenza espressa, ma non nei danni per fortuna, visto che sta scorazzando in mezzo all’oceano pressoché disabitato), si sta indebolendo progressivamente; già per il prossimo 30 novembre sarà declassato a tempesta tropicale.

La stagione si sta chiudendo con un certo ritardo, complice anche il relativo riscaldamento delle acque del Pacifico tropicale, noto come El Nino, a cui questi fenomeni sono in genere collegati. Una stagione su tutte, per danni e numero di vittime, la dice lunga su questa correlazione: il 1997, con ben 24 tifoni, tra cui 11 supertifoni, ossia quelli di categoria uguale a 5.

Anche quell’anno si chiuse con un supertifone: Paka; anche quell’anno il più potente fu proprio l’ultimo; anche quell’anno furono attraversate le isole Marshall, ma senza vittime. Quell’anno l’ultimo tifone si spense pochi giorni prima di Natale.

Sempre quell’anno il tifone Linda, dopo aver lasciato alle sue spalle quasi 1300 morti in Vietnam e Cambogia, sconfinò addirittura nell’Oceano Indiano, nel golfo del Bengala, dopo oltre 15 giorni di esistenza (evento raro, ma non troppo, vista l’esiguità dell’estensione terrestre della Penisola Indocinese). Quell’anno 5 tifoni raggiunsero il Giappone, apportando enormi danni, 26 morti, oltre 2.000 feriti e centinaia di migliaia di senzatetto.

Ma negli anni ’50 e ’60, quando cominciarono le registrazioni ufficiali, i tifoni erano molto più numerosi, soprattutto quelli di categoria superiore. Ne sanno qualcosa proprio i giapponesi che il 26 settembre 1959 dovettero affrontare uno dei tifoni più violenti della storia: Vera (noto in Giappone come Isewan). Una tempesta furibonda che spazzò la centrale isola di Honsu, in particolare la metropoli portuale di Nagoya, con venti oltre i 250 km/h.

Onde colossali, alte oltre 5 m, sollevate dalla depressione tropicale e spinte con violenza dai venti, flagellarono il litorale per oltre 3 ore. Alla fine si contarono oltre 5.000 morti e oltre 30.000 feriti. Poi la tempesta, seppure attenuata, proseguì nell’entroterra, verso nord nord-est, fino a raggiungere anche Tokyo. Alla fine si contarono oltre 5000 morti e oltre 30000 feriti; danni praticamente incalcolabili.

Il Giappone ha sempre dovuto fare i conti con questi fenomeni, almeno 3-4 all’anno si diceva, almeno qualche vittima e in genere danni per circa 100 milioni di dollari. Quell’anno fu peggio, nel 1965 molto peggio, con ben 7 tifoni. Quest’anno? Beh, appena 1: Melor; che fece landfall come categoria 1, dopo aver viaggiato anche a livello 5 al largo delle Filippine. Il 1965, insieme al 1997 vanta anche il maggior numero di supertifoni: 11. Ma il più disastroso tifone dei tempi recenti è Nina, che tra la fine di luglio e i primi di agosto del 1975 uccise oltre 210.000 persone tra Taiwan e le coste della Cina meridionale.

Il trend generale è in calo, fatta eccezione per un breve periodo tra la fine degli anni ’80 e inizi degli anni ’90, complici annate particolarmente calde nel Pacifico tropicale e il forte episodio di Nino 97-98. I dati per il passato, specie quelli precedenti la II guerra mondiale, sono spesso incompleti e frammentari. Molti fenomeni ciclonici hanno certamente flagellato varie isole del Pacifico, comprese le stesse Filippine; ma sia per la popolazione nettamente inferiore, che per la scarsa raggiungibilità, questi non sono mai stati né registrati, né tantomeno valutati e misurati.

Si ricordano solo autentici cataclismi, quelli che hanno fatto storia in per forza; come il tifone dell’ottobre del 1881 in Vietnam, con oltre 300.000 morti (considerando una popolazione di un ordine di grandezza inferiore a quella attuale, cioè dieci volte meno); o quello dell’agosto 1922 a Swatow in Cina, che lasciò cadaveri oltre 60.000 persone. Insomma eventi catastrofici di questa portata si sono sempre verificati, tifoni compresi; checché se ne dica il vento continuerà a soffiare forte, più o meno come prima.
Autore : Dott.Prof.Giuseppe Tito