00:00 11 Gennaio 2010

SUPER-AMARCORD: la dama bianca domina la Pianura Padana occidentale: 30/01/1986

12^ e 13^ puntata. Continua il nostro viaggio nel tempo del passato attraverso le immagini televisive e la ricostruzione di Alessandro Bruscagin.

Il maltempo era ormai generalizzato, e solamente le estreme regioni meridionali godevano, ancora per poco, delle ultime schiarite. Cattivo tempo in accentuazione, dunque, nella giornata del 30 gennaio 1986, ma temperature in costante rialzo.

Aveva subito un duro colpo il cuscinetto d’aria fredda che ristagnava sulla Pianura Padana: le insistenti correnti di scirocco – il vento caldo ed umido sud-orientale che investe la nostra penisola in numerose occasioni depressionarie – aveva provocato la trasformazione della neve in pioggia su tutte le regioni centrali e su gran parte della “Po valley” centro-orientale. Le ultime ma tenaci sacche fredde resistevano invece sul Piemonte, interessato anche quel giorno da incessanti nevicate.

Quanto mai esauriente ed esplicativa risulta la cartina delle temperature riportata qui a fianco, tratta da “Che tempo fa” delle ore 19:50. Era primavera in Sicilia, ma valori non certamente invernali si registravano anche sull’isola di Sardegna e sulle regioni centrali adratiche.

Anche a Milano città la pioggia aveva preso il sopravvento. Gli aumenti più sensibili rispetto al giorno prima si erano registrati a Bologna (pioggia anche nella città felsinea), Pescara e L’Aquila. Ma i fenomeni precipitativi risultavano comunque molto persistenti ed intensi su quasi tutto il Centro-Nord, tant’è che dal giorno successivo si sarebbero registrate diverse situazioni di allarme per le piene dei fiumi.

E’ una carta sinottica alquanto singolare quella che presentiamo qui a sinistra, e che Guido Caroselli illustrava quella memorabile sera. “Linee generali di forte maltempo sulla Penisola per diversi giorni ancora” diceva il meteorologo. D’altra parte, cosa ci si poteva aspettare da una “bomba” depressionaria di 980 hPa piazzata nel centro del Mediterraneo, sulle isole Baleari, e bloccata da un potente anticiclone russo di 1052 hPa che alimentava continuamente con le sue correnti gelide la circolazione di maltempo? Ma non solo: a complicare lo spostamento della bassa pressione, contribuiva anche la presenza dell’altro anticiclone, quello delle Azzorre, sul suo fianco occidentale. “Nuova aria fredda, al contatto col Mediterraneo, accentua l’instabilità dinamica e prepara un nuovo peggioramento”: sono altre parole di Caroselli quella sera.

Il quadro previsionale per il 31 gennaio 1986: tempo instabile sulla Sardegna e sulle regioni meridionali, con annuvolamenti e piogge sparse. Forte maltempo sul resto d’Italia, con precipitazioni copiose e persistenti, che però avrebbero assunto carattere nevoso a quote basse solo localmente, e quasi esclusivamente sulle pianure piemontesi, in particolar modo sul Torinese e sul Cuneese. Riportiamo alcuni valori di precipitazioni citati dal meteorologo quella sera, e che testimoniano la situazione perturbata che stavamo attraversando. In 6 ore (dalle 7 alle 13 del 30/01/1986) erano caduti: 38 mm a Genova, 27 mm ad Aosta (che era ricoperta da 95 cm di neve), 20 mm al Lago di Bracciano, 18 mm a Novi Ligure, 17 mm a Vicenza e 16 mm a Roma Fiumicino.
13^ puntata
La mastodontica depressione sulle isole Baleari stava per “esplodere”, mancavano poche ore al culmine della sua potenza; le piogge incessanti presenti in molte regioni italiane iniziavano a destare preoccupazione. Come riportato nella precedente puntata, la neve era ormai relegata ai monti (seppur cadesse fino a quote basse). Solo in Piemonte e in Trentino Alto Adige molte zone di pianura erano ancora sotto copiose nevicate. Torino a mezzogiorno era ricoperta da 40 cm di neve pesante e bagnata (le temperature erano relativamente miti, con una minima di 0°C ed una massima di +2°C); le lezioni scolastiche erano state sospese per 2 giorni. Nonostante una viabiltà relativamente fluida, erano stati registrati ben 700 tamponamenti in città.

L’aeroporto di Caselle era rimasto aperto, anche se i voli in partenza si contavano sulle dita di una mano; tutti i voli in arrivo venivano dirottati in altri aeroporti. Le montagne piemontesi avevano già ricevuto un apporto di 1 metro e mezzo di neve in poche ore! Ulteriori precipitazioni nevose interessarono la città della Mole Antonelliana per tutto il pomeriggio del 30 gennaio 1986, portando lo spessore fino a 60 cm in centro città la sera!

Intanto piove abbondantemente su molte altre zone, in particolar modo sulla Toscana. C’era un’altra parte d’Italia che non aveva risentito delle miti correnti sciroccali oltre al Piemonte: era la gelida conca che ospita L’Aquila, in Abruzzo, dove durante la notte si erano toccati i -9°C.

Generalmente siamo abituati ad immaginare Genova come una città dal clima estremamente gradevole sia in estate che in inverno, grazie al benefico e mite influsso del Mar Ligure ed alla “barriera protettiva” costituita dall’Appennino alle spalle della città. Ma in quell’occasione non fu risparmiata nemmeno Genova: nevicò incessantemente quasi per l’intera giornata, e caddero 30 cm di neve fradicia, corrispondenti a 32 mm di neve fusa. Al Passo del Faiallo, distante pochi km dal mare, ce n’erano ben 2 metri! Risultava chiuso il Passo Bocchetta; l’aeroporto Cristoforo Colombo funzionava a singhiozzo. Il casello autostradale di Genova era rimasto chiuso anch’esso per qualche ora. Nelle pianure liguri in serata la situazione era migliorata, in quanto la neve cadeva frammista ad acqua.

Era obbligatorio avere le catene montate se si percorrevano le principali arterie stradali, compresa l’autostrada Savona-Torino e la La Spezia – Parma. Tutte le scuole di ogni ordine e grado erano chiuse. Gli incontri calcistici furono sospesi, e a questo proposito basti guardare lo stato in cui si trovava lo stadio di Genova qui a destra. Gli accessi agli ospedali erano stati interdetti alle auto private; in Val Bormida erano caduti fino a quel momento oltre 50 cm di neve. Il richiamo di aria calda da Sud che scorreva sopra lo strato più freddo affluito nei giorni precedenti aveva prodotto una situazione precaria anche in Trentino: Trento era ricoperta da 70 cm di neve molto pesante, che aveva devastato il patrimonio arboreo della città e provocato numerosi crolli ad edifici, specialmente capannoni industriali.

Si registrò una grandinata a Roma, ed il nevischio imbiancò le colline circostanti la Capitale. Nel resto del centro Italia la situazione era preoccupante per le piene dei fiumi: nonostante in Toscana nevicasse abbondantemente sopra i 700 metri (tanto da isolare alcune frazioni in Garfagnana), i fiumi Arno ed Ombrone erano rigonfi di acque torbide. Concludiamo questa puntata con un’altra immagine di Torino imbiancata, riportata a sinistra e tratta dal TG2 dell’epoca.
Autore : Alessandro Bruscagin