00:00 29 Settembre 2006

Sterminare le mucche per dimezzare l’inquinamento?

Un progetto fantaecologico criminale che però ci porta a riflettere sul riscaldamento globale.

I bovini sarebbero una delle maggiori cause dell’inquinamento da metano. Il gas si sprigiona dai loro intestini aumentando decisamente l’inquinamento ambientale ed accelerando il processo di riscaldamento prodotto dall’effetto serra. Il metano è 21 volte più efficace dell’anidride nel trattenere il calore.

Visti i fallimenti dei convegni ambientalisti, sarebbe questo il fantaecologico progetto escogitato per attenuare l’oppressione dei gas serra: eliminare il maggior numero di bovini ed ovini con il pretesto magari di qualche “influenza” o dell’afta epizootica.
Nessuno dubiterà di nulla ma avremo un mondo meno inquinato!
Si tratta ovviamente di una teoria insensata ma che ci dà lo spunto per parlare del problema rivisitando lo splendido libro di Bill Mc Kibben, “la fine della natura” edito da Euroclub

Secondo l’ambientalista Bill Mc Kibben, quello di bruciare combustibili fossili, non é l’unico modo escogitato dagli esseri umani per produrre anidride carbonica nell’atmosfera. Anche l’incendio di una foresta immette nell’aria nubi di carbonio.
Foreste e boscaglie occupano ancora il 40% delle terre emerse, ma quest’area si é ridotta di un oltre un terzo e la contrazione continua.

La densa foresta pluviale contiene un quantitativo di carbonio per acro da tre a cinque volte maggiore di un bosco aperto.
Attuamente la deforestazione aggiunge ogni anno all’atmosfera da 1 a 2,5 miliardi di tonnellate di carbonio. L’acro di foresta pluviale bruciato é povero e, dopo pochi anni o diviene deserto, o
diventa terra da pascolo.

E dove c’é terra da pascolo ci sono mucche, e quello che le mucche trattengono nei loro intestini sono quantità strabocchevoli di batteri anaerobici, che disgregano la cellulosa ruminata, e i microbi che digeriscono la cellulosa evacuano metano.
L’umanità possiede 1,2 miliardi di vacche, per non parlare di cammelli, cavalli, pecore e capre.

Tutti insieme eruttano nell’aria circa 73 milioni di tonnellate di metano ogni anno.
Il metano quando viene bruciato rilascia anch’esso anidride carbonica, benchè solo la metà rispetto al petrolio. Quando si disperde nell’atmosfera senza essere bruciato è comunque venti volte più efficace dell’anidride carbonica nel trattenere le radiazioni solari e riscaldare il pianeta.

Ma non basta, quando ci imbattiamo nel legno morto della foresta pluviale, troviamo un insetto altrettanto pericoloso: le termiti che, ospitando nel loro intestino gli stessi batteri che alloggiano nelle vacche, possono digerire il legno. Se un bulldozer rade al suolo un termitaio, le termiti operaie possono ricostruirlo in qualche ora.

Sempre secondo Mc Kibben, mangiando il legno, le termiti possono evacuare fino a cinque litri di metano al minuto.
Benché le ricerche differiscano sulle termiti, tutti sono concordi sulle risaie; il fango privo di ossigeno sul fondo degli acquitrini ha sempre ospitato i batteri produttori di metano, detto anche gas delle paludi. Sono le stesse pianticelle di riso, fungendo da cannucce, a trasportarlo in superficie.

E poi ci sono i depositi di rifiuti, il cui 30% é “putrescibile”, cioé marcisce e crea metano. Infine una sterminata quantità di metano é racchiusa sotto forma d’idrati nella tundra e nel fango delle piattaforme continentali.
Possiamo ridurre l’uso delle automobili, ma cosa si può fare contro le risaie?
Insomma, invece di andare a sfasciare vetrine e prendersi manganellate i giovani di Seattle mettano mano ai libri e si documentino. Le azione violente fanno tanto il gioco di chi si mischia alla folla per vocazione vandalica con un semplice pretesto ambientalista.
Autore : Alessio Grosso