00:00 9 Febbraio 2011

Situazione ghiacci polari: Artico male ma ci sono margini di ripresa, Antartico così così

Non versano in buone condizioni rispetto alla media degli ultimi 30 anni i ghiacci polari, l'Artico, conferma la sua anomalia negativa, l'Antartico quasi in media ma perde qualche colpo.

Se il 2010  si è contraddistinto per un andamento diametralmente opposto dei ghiacci polari a nord e a sud del mondo, il 2011 mostra invece un generale appaiamento. Questo nuovo stato di cose ci mostra un complessivo ridimensionamento del deficit per quanto riguarda l’estensione dei ghiacci artici, pur sempre in forte e costante anomalia negativa, e un parallelo rientro del surplus antartico.

Ora, analizzando nel dettaglio il trend degli ultimi mesi, sembra abbia giocato un ruolo fondamentale l’andamento dei rispettivi indici AO e AAO, ossia quegli indici, noti rispettivamente come Oscillazione Artica e Oscillazione Antartica, che denotano a conti fatti la consistenza e la forza dei rispettivi vortici polari.

In particolare l’Artico ha sofferto moltissimo la persistente debolezza della sua circolazione circumpolare, debolezza che ha causato un costante depauperamento del freddo artico con dispersione verso le medie latitudini. Solo a partire da febbraio si è avuto un generale compattamento della circolazione artica (come si vede dalla prima immagine dove gli indici positivi, ossia l’area di colore azzurro, rappresentano in buona sostanza un "accumulo" di freddo sulla calotta polare artica). E’ proprio di questi ultimi giorni infatti una generale frenata dell’anomalia (comunque ancora attestata a quasi 1 milione di kmq), anche se per apprezzare risultati più significativi dovremo attendere sicuramente le settimane a venire.

Viceversa il discorso riferito all’Antartico mostra un attuale indebolimento del rispettivo vortice polare. Lo si evince dalla seconda figura, dove gli indici negativi, ossia l’area di colore rosso e bianco, rappresentano in buona sostanza una certa "dispersione" del freddo verso le medie altitudini australi. Ne deriva un calo di tono della rispettiva banchisa che infatti si è portata al di sotto delle medie trentennali anche se di solo 130 mila kmq.

Autore : Luca Angelini