00:00 15 Marzo 2008

Rovesci di neve primaverili

Quando la stagione invernale volge al termine cominciano a prodursi i primi rovesci di neve, spesso con risultati sorprendenti.

I rovesci di neve sono generati da nubi cumuliformi in seno ad una massa d’aria fredda che genera movimenti convettivi.

La fase ideale per assistere a rovesci di neve a bassa quota comincia in sordina a fine febbraio e termina generalmente a metà aprile.

Il terreno infatti, colpito da una radiazione solare sempre più intensa, comincia a generare le prime termiche e le irruzioni di aria fredda, soprattutto quelle di aria polare marittima, sono spesso in grado di generare temporali o rovesci nevosi.

Se nel mese di marzo vi avventurate verso Islanda, Far Oer, Irlanda, pieno Atlantico e coste norvegese ne vedrete delle belle.

Ma anche in Italia nevicate del genere hanno lasciato il segno, con accumuli a volte importanti.

Se il “microburst” o fronte di raffica, è ben sviluppato, si assistono a turbini di neve spettacolari.

Da cosa si riconosce alla distanza un rovescio di pioggia, da uno nevoso o grandinigeno?
Dal colore. La colorazione grigiastra ci indicherà che di fronte a noi sta solo piovendo, magari con violenza, ma piove.
Se invece la colorazione si tinge di bianco, grandine o neve sono altamente probabili. La grandine è segnalata anche da una colorazione verdastra.

Non importa se il vostro termometro segna 5 o 7°C sopra lo zero, la forza dell’aria fredda è tale da scaricare al suolo i fiocchi di neve anche con temperature ben superiori allo zero.

In inverno invece i contrasti sono minimi, le inversioni termiche spesso traditrici, le masse d’aria piuttosto miti in arrivo dall’Atlantico non hanno motivo di generare forti convezioni. Da qui la fatica nell’assistere a nevicate in pianura, anche se la temperatura è inchiodata allo zero, o talvolta addirittura inferiore ad esso.
Autore : Alessio Grosso