00:00 20 Settembre 2007

Riscaldamento Globale: La nuova corsa all’ARTICO

Il disgelo del'Artico potrebbe rivelarsi a breve, un business miliardario per le grandi multinazionali. Sarà davvero così?

Il Riscaldamento Globale è ormai di moda. Sull’onda delle grandi conferenze sul Clima, i media seguitano a tempestarci di informazioni che troppo spesso si trasformano in disinformazione, sulla vera natura e sulle cause di tale fluttuazione climatica.

Il costante disgelo delle regioni polari è tuttavia una realtà, specie per il settore artico, dove anno dopo anno la calotta polare e le immense terre del nord subiscono una costante perdita della coltre nevosa. Un grande patrimonio “sommerso” all’improvviso viene alla luce, rivelando ricchezze naturali sino a poco tempo fa insospettabili. Si tratta in gran parte di idrocarburi, petrolio, gas e idrati di metano; ma anche metalli preziosi, tra i quali il titanio, cromo, nickel, oro, argento e innumerevoli qualità di pietre preziose. Il Canada infatti, è proprio grazie allo sfruttamento di tali patrimoni minerari che si è trasformato nel terzo Paese produttore di diamanti.

Il governo russo, stima che nel complesso, questi giacimenti valgono almeno due trilioni di dollari.

L’effetto serra, come viene volgarmente definito dai mass media, anche se noi preferiamo definirla fluttuazione climatica “positiva”, potrebbe rivelarsi una catastrofe ambientale per il resto del mondo, ma per gli abitanti di Churchill, un avamposto sulle sponde occidentali della Baia di Hudson e per gli Inuit, di Nunavut, appare piuttosto una benedizione. Man mano che il ghiaccio libera le terre, e gli specchi marini, sino a poto tempo fa irraggiungibili, le aziende petrolifere, ricchi esploratori, e multinazionali legate all’estrazione minerarie, si buttano a capofitto, gettando le prime teste di ponte di quella che nei prossimi vent’anni potrebbe diventare una vera invasione industriale.

La corsa all’oro nero Artico, in verità iniziò già negli anni sessanta, quando la ARCO, scoprì sul versante nord dell’Alaska, il North slope, di giacimenti petroliferi di vaste dimensioni, e cominciò a trivellare i territori che il governo USA gli aveva concesso in usufrutto.

Nulla potranno fare però d’ora in avanti le associazioni ambientaliste, di fronte a tali interressi e pressioni politiche, sia sul fronte occidentale che su quello dell’ex Unione Sovietica, con a disposizione enormi nuove risorse sulle aride steppe siberiane e nei giacimenti nascosti sotto l’Oceano Artico. Potrebbe essere l’inizio di una nuova “guerra fredda” combattuta a colpi di trivelle, grandi opere e conflitti politici internazionali.

Il trattato delle Nazioni Unite, entrato in vigore nel 1994, regola la spartizione delle acque oceaniche tra le nazioni del mondo e stabilisce che la sovranità nazionale di uno stato costiero si estende, nel caso si trattasse della continuazione della sua piattaforma continentale, sui fondali marini posta ad una distanza massima di 350 miglia dalle sue coste.

Tale area però, potrebbe risultare ben più ampia, quando questi danno origine ad una catena montuosa. Infatti, sfruttando questa definizione, la Russia ha reclamato il 50 per cento dei fondali artici, la Danimarca tutti i territori che vanno dalle coste della Groenlandia al punto dove è fisicamente localizzato il Polo Nord geografico, mentre la Norvegia reclama sessanta miglia quadrate del fondale compreso tra le sue coste e il Circolo Polare Artico. Del tutto simile la situazione sul Nord America, con il Canada, che possedendo l’area del mitico passaggio a nord-ovest, sino ai limiti del Polo geografico, cerca di stabilire accordi con le grandi nazioni
confinanti e gli USA che si ostinano a rifiutare qualsiasi trattativa con l’ex Unione Sovietica, con la solita motivazione che una parte dei diritti per lo sfruttamento delle acque internazionali potrebbe finire nelle tasche dei governi “canaglia” finanziando possibili attività terroristiche.

Insomma il Global Warming si trasforma così una vera corsa all’oro, con enormi interessi in gioco e nuove scontri tra i titani dell’economia mondiale. Ma le prospettive planetarie saranno davvero queste, o si dovrà presto correre ai ripari, con un nuovo trend climatico negativo, e la conseguente avanzata dei ghiacci artici? Tale scenario potrebbe rivelarsi un colpo mortale all’economia globale.

Ai posteri l’ardua sentenza!
Autore : Report redazione MeteoLive.it