00:00 21 Febbraio 2008

Riscaldamento Globale: e se fosse solo un fatto di circolazione atmosferica?

Il dilemma del riscaldamento globale.

Partiamo dal presupposto che la circolazione atmosferica nei secoli e nei millenni, per non addentrarci nella paleoclimatologia, non è mai stata costante e che invece è stata caratterizzata da continue mutazioni, spesso cicliche.

Secondo dati pubblicati dall’IPCC (The Intergovernamental Panel on Climate Change), la temperatura globale, calcolata come media dei rilevamenti al suolo e sulla superficie marina, sarebbe aumentata nel corso del ventesimo secolo di circa 0,7 °C con un margine di errore dello 0,2 °C in più o in meno.

Cercando di individuare dei cicli di riscaldamento e di raffreddamento durante il secolo scorso si contano quattro periodi principali.

Il primo, dal 1900 al 1910 denota una diminuzione della temperatura di 0,1 °C.

Il secondo, dal 1910 al 1945, mostra una crescita della temperatura pari a 0,4 °C.

Il terzo, dal 1945 al 1976, contiene una riduzione di circa 0,2 °C.

Infine l’ultimo periodo, dal 1976 ad oggi, evidenzia un aumento pari a 0,6 °C.

Senza stare a ripetere tutti i dubbi che circolano in ambiente scientifico sull’attendibilità di questi dati e soprattutto sulle motivazioni che condurrebbero la causa dell’aumento all’Effetto Serra, prendiamoli per ora come attendibili e cerchiamo di estrapolarne un ragionamento logico, cercando, per una volta, di non cadere nel semplicismo con cui vogliono farci vedere le cose molti modelli climatici e i loro sostenitori.

Dai quattro periodi sopra elencati si può evincere che, molto probabilmente, la nostra atmosfera segue ed ha seguito sempre dei cicli di riscaldamento e raffreddamento.

Ma un dato che viene spesso trascurato, bollato come “non troppo significativo”, è che l’Emisfero Australe non contribuirebbe che in lievissima parte al riscaldamento riscontrato, e lo farebbe soprattutto in periodi con El Niño.

Altro dato importante è che le temperature sarebbero aumentate maggiormente nelle regioni nordiche continentali dell’Emisfero Boreale.

Un ultimo dato altrettanto importante è il fatto che le temperature sarebbero cresciute in misura maggiore in prossimità del suolo, piuttosto che in quota.

Cercando di dare un possibile significato a queste peculiarità del fenomeno si può supporre che, contrariamente da quanto sostenuto dalla maggioranza, e cioè che sia un aumento di temperatura a causare modificazioni nella circolazione atmosferica, potremmo trovarci di fronte al fenomeno opposto, ovvero che modificazioni nella circolazione atmosferica siano in grado di produrre temperature medie diverse in diversi periodi.

Infatti la circolazione atmosferica nel nostro emisfero non è costante e, a differenza dell’Emisfero Australe, coperto per la maggior parte da oceani, piccole variazioni di circolazione nel nostro emisfero possono tradursi in grandi cambiamenti del bilancio termico annuale al suolo.

Infatti si è evidenziato che la circolazione nord-atlantica, in particolare nell’ultimo ventennio, ha potuto fruire abbondantemente del rallentamento degli spessori in area continentale, fino al punto da rallentare i valori di pressione al suolo rarefacendo splits delle westerlies con biforcazioni zonali NO-SE/NO-NE, che procedono, invece, molto spedite verso Est, pur attenuandosi al cospetto della continentalità pura.

Tale “invasione” di terre orientali, normalmente sede di forti anticicloni termici (spesso scavalcando l’Europa grazie ad anticicloni dinamici), si tramuta in termini pratici in una minore irradiazione notturna di onde infrarosse (e diurna grazie all’Effetto Albedo) nello spazio e in un aumento delle temperature medie in tutte quelle zone, soprattutto continentali e settentrionali, in cui non è avvenuta la formazione di anticicloni termici freddi.

Le osservazioni fatte sopra sono pienamente congruenti con quest’ottica, ovvero:

-la suscettibilità delle temperature medie dell’Emisfero Settentrionale ai cambiamenti di circolazione data la sua morfologia caratterizzata da importanti ed estese placche continentali (veri e propri radiatori), contrapposta alla quasi immutabilità delle temperature dell’Emisfero Meridionale (caratterizzato prevalentemente da oceani in cui modificazioni di circolazione non danno conseguenze così marcate);

-il fatto che la crescita delle temperature sia maggiore soprattutto nelle zone continentali sopraccitate (non a caso soprattutto nei valori minimi nella stagione invernale);

-ed infine il fatto che l’aumento si sia avuto soprattutto nei valori presi in prossimità del suolo, o comunque a quote relativamente basse;

Tutto questo potrebbe essere collegato semplicemente ad una variazione di circolazione atmosferica nell’emisfero settentrionale o in gran parte di questo, molto probabilmente periodica e naturale, che causerebbe un aumento delle temperature, soprattutto localmente anche se con conseguenze diffuse alle zone limitrofe, con nessuna o poche conseguenze sulle temperature nel resto dell’atmosfera.

L’idea del sistema terra come un’enorme serra non va estremizzata, soprattutto perché non è semplicemente un grosso accumulatore termico, anche perché in passato, a differenza di quanto sostenuto da molti, aumenti di anidride carbonica nell’atmosfera, anche ingenti, spesso non hanno avuto nessun riscontro dal punto di vista termico, anzi, quando è stata dimostrata una correlazione, questa ha evidenziato come l’aumento di CO2 fosse sempre successivo all’aumento di temperatura e mai viceversa.

Insomma, la ciclicità individuata sui 30-35 anni dal punto di vista termico, potrebbe semplicemente rispondere ad una ciclicità atmosferica dell’Emisfero Nord in cui l’influenza delle attività umane avrebbe ben poca, se non nulla, influenza (sono allo studio ricerche sulla ciclicità 30-40ennale degli indici NAO e AO).

Molto più logico e meno sensazionalista seguire la pista della ciclicità naturale.
Lo dimostra anche il fatto che sempre più scienziati, al di fuori da interessi diretti, dichiarano il proprio scetticismo all’unica teoria imperante.

Non ultimo il Fisico Tullio Regge che si aggiunge all’ormai lunga lista degli “scettici dell’Effetto Serra”, che però concordano tutti sulla pericolosità delle emissioni inquinanti umane che certo non fanno bene né alla salute dell’uomo, né a quella del pianeta.

Un consiglio? Leggete “Apocalisse bianca” di Grosso e costruitevi una vostra opinione.
Autore : Massimiliano Santini