00:00 15 Marzo 2004

Reportage dal Tetto dell’Appennino nel giorno di massimo innevamento dell’inverno 2003-04

Campo Imperatore, 12 marzo 2004: gli inviati di MeteoLive si sono recati in spedizione nel cuore del Gran Sasso d’Italia, tetto dell’Appennino, per verificare la consistenza del manto nevoso nel giorno di massimo innevamento dell'inverno appena trascorso, stagione da ricordare per l'abbondanza di neve in quasi tutto il centro-nord.

E’ giovedì 11 marzo, sono cessate da pochissimo le ultime abbondanti nevicate nell’Appennino centrale, e per gran parte dello Stivale sono in arrivo giorni di sole con il primo assaggio di primavera. L’indomani, venerdì 12, sarebbe stata una giornata bellissima e ancora sostanzialmente fredda. Riesco fortunatamente a liberarmi dagli impegni e, sull’onda dell’entusiasmo, chiamo subito i miei amici Emiliano Rossi e Piergiovanni di Zitti per organizzare la spedizione, non prima però di aver sentito telefonicamente Alessio Grosso ed Emanuele Latini di MeteoLive, i quali mi forniscono delle coordinate sul reportage da effettuare.

Perfetto, in pochi attimi è organizzata la spedizione di venerdì 12 marzo a Campo Imperatore, nel momento di massimo innevamento di questa stagione invernale che, fatte poche eccezioni per l’Abruzzo costiero e meridionale, è stata senza dubbio eccezionale per il numero degli episodi nevosi alle quote medie e per la loro consistenza complessiva. Una stagione che ha visto una grossa frequenza di irruzioni fredde dalla Valle del Rodano, con configurazioni bariche che spesso hanno favorito, per gli apporti nevosi, sia l’intero arco alpino che l’Appennino Centro-Settentrionale, con episodi spesso spintisi fino in pianura (soprattutto in Piemonte, Emilia e Toscana). Anche l’Abruzzo interno, soprattutto i massicci del Velino-Sirente e del Gran Sasso d’Italia, hanno ricevuto consistenti apporti nevosi e nella stessa città di L’Aquila si sono registrati ben 4 episodi con accumulo superiore a 10 cm, tre dei quali pari o superiori ai 20 cm (24 dicembre, 29 gennaio, 29 febbraio), cosa che negli ultimi 15 anni non si era mai verificata!

Arrivati alla stazione superiore della Funivìa del Gran Sasso d’Italia, uno spettacolo straordinario ci si para davanti: tutte le strutture verticali sono completamente incrostate di neve e ghiaccio, e gli spessori nevosi qua e là raggiungono e superano i 3 metri a ridosso dei fabbricati, ed in alcuni casi sembrerebbero raggiungerne addirittura 4! A conti fatti, tenendo presente che in alcune limitate zone il vento non ha però consentito accumuli degni di nota, si può valutare uno spessore medio stimato tra 2 e 2,5 metri di neve, con minimi quasi a zero, e massimi – come dicevamo prima – pari o localmente superiori ai 400 centimetri (conche riparate).

Molliamo l’attrezzatura sciistica e ci armiamo di fotocamere digitali. Non ci si stanca mai di scattare, ogni scorcio sembra degno di essere immortalato. Nelle valli un tappeto di nuvole basse crea il classico effetto che ricorda il mare, lasciando in evidenza tutti i principali massicci montuosi, che sono così ancora più facilmente riconoscibili. Nel primo pomeriggio, infine, il mare, quello vero, fa la sua comparsa. E’ il mare Adriatico, di un azzurro intenso, che fa capolino all’orizzonte, al di là del tappeto di nubi che improvvisamente ha deciso di farsi da parte per regalarci ancora un altro spettacolo da sogno.
Autore : Marco Scozzafava