00:00 12 Gennaio 2007

Radioattività allo SCOPERTO!

Si concertizza il rischio di un'enorme CATASTROFE AMBIENTALE entro poche centinaia di anni!

In Italia ci sono circa 300 tonnellate di combustibile radioattivo da smaltire ed entro il 2020 si prevede che sul nostro Pianeta, con il numero attuale di centrali nucleari, si accumuleranno circa 100.000 tonnellate di rifiuti altamente tossici che dovranno essere smaltiti
o per meglio dire conservati in condizioni particolari, posti in sicurezza, per milioni di anni.

Tuttavia i rivestimenti preposti ad intrappolare le scorie nucleari come il plutonio potrebbero non essere così sicuri e soggetti al deterioramento entro poche centinaia di migliaia di anni a causa del decadimento radioattivo dei combustibili. È l’allarmante annuncio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, in Inghilterra, fatto attraverso la rivista Nature.

Secondo i risultati dello studio, sarebbero errate le indicazioni ottenute finora dalle simulazioni: la durata degli speciali materiali ceramici con cui dovrebbero essere avvolte le scorie di plutonio è stata sovrastimata.

Le ceramiche sintetiche sono state create sulla falsariga dei loro modelli naturali, gli zirconi, capaci di imprigionare la radiazione per un tempo molto lungo. Gli scienziati inglesi affermano che il loro equivalente artificiale, se usato per avvolgere scorie di plutonio, rischia di essere insidiato molto velocemente dalle particelle alfa emesse dal decadimento del materiale radioattivo.

Gli studi di risonanza magnetica hanno infatti mostrato che la resistenza dei minerali usati per lo stoccaggio non è così lunga come finora ritenuto. Gli atomi del materiale ceramico perennemente bombardati dalle particelle alfa e spostati dalle loro posizioni di equilibrio, fino a cinque volte più di quanto si credeva. La particolare ceramica rilascerebbe radiazioni dopo solo 1400 anni, contro gli oltre duecentomila precedentemente stimati con effetti catastrofico sull’ambiente.

Basti pensare alle migliaia di discariche presenti nel fondo degli oceani dell’intero Pianeta o alla contaminazione radioattiva che potrebbe interessare le falde acquifere in prossimità delle discariche “terrestri”.
Autore : Luca Savorani