00:00 10 Febbraio 2014

Quante possibilità ci sono che febbraio chiuda con un’ondata di freddo?

Negli ultimi giorni il modello americano GEFS (gemello di GFS) ha continuato a sfornare a tratti alcuni run estremi degni di nota per l'ultima decade di febbraio.

Sono diversi giorni che ci chiediamo se le ipotesi estreme che compaiono nelle corse perturbatrici del modello americano GEFS, gemello del modello GFS, meritino o meno considerazioni. 

Personalmente ne ho già parlato di recente e trovo che si tratti di un elemento non trascurabile, anche se il modello "ufficiale" gfs sta in gran parte snobbando questa eventualità.

Come ho già avuto modo di spiegare la differenza tra gfs classico e gefs sta nel metodo utilizzato: il primo è un modello deterministico, in cui le variabili di immissione assumono valori fissi, in cui si scarta l’incertezza associata alle variabili di immissione.

Il modello gefs è invece un modello probabilistico, cioè stocastico, ipotetico, e tiene in seria considerazione le variabili di immissione, fornendo
un ventaglio di probabilità che possono alla fine discostarsi anche di molto rispetto alla soluzione proposta da una corsa modellistica deterministica.

Il fatto che i modelli stocastici tengano conto del caso, li rende importanti, perchè capaci di fornire risultati anche notevoli ed è per questo che MeteoLive ne fa largo uso nelle sue previsioni a lungo raggio, pur non prendendoli come oro colato.

Nella fattispecie l’ipotesi estrema si concentra tutta sulla possibilità che dall’est europeo si faccia viva una colata gelida in grado di coinvolgere almeno in parte il nostro Paese con termiche da capogiro, sino a -15°C a 1500m che ricordano la grande irruzione fredda di fine febbraio 2005. 

Contemplano questa ipotesi il run di controllo e almeno 2 altre corse perturbatrici in termini molto crudi, altri vedono più soft questo ipotetico clamoroso colpo di coda invernale.

La smobilitazione del vortice polare creerà sicuramente una situazione caotica sul Continente e sarà in quel frangente, nell’ultima decade di febbraio o nella prima decade di marzo che, se ci si sarà qualcosa ancora da dire, l’inverno la dirà, oppure probabilmente chiuderà definitivamente bottega. 

Abbiamo espresso una percentuale di realizzazione prossima al 15%, tale è da distanza temporale da non poter alzare ulteriormente tale valore; oltretutto le termiche naturalmente sono destinate a salire un po’ nel caso l’evento venisse clamorosamente confermato.

Logico che al momento risulta molto più probabile un finale di stagione soft con una variabilità da nord-ovest o da nord, alternata ancora a qualche modesto passaggio perturbato, ma l’insistenza nel piazzare una simile configurazione estrema, pur facendo ricorso allo storico dei febbraio del passato (dove situazioni simili si sono verificate eccome) non deve lasciarci indifferenti.

 

Autore : Alessio Grosso