00:00 29 Novembre 2005

Quando il RADAR ci induce all’errore: il caso della neve mista a pioggia…

Forse non tutti sanno che...

L’analisi degli echi misurati dal radar nello spazio fino ad un’altezza di 12 km e su una distanza di oltre 200 km viene realizzata in modo da ottenere un’informazione tridimensionale utile ad individuare le aree con precipitazioni.

In base all’intensità degli echi di ritorno, il sistema di elaborazione assegna un’intensità alle precipitazioni nell’atmosfera. Le precipitazioni non vengono rilevate solo orizzontalmente ma anche verticalmente.

Gli echi vengono divisi in classi di intensità di precipitazioni in una scala logaritmica espressa in mm/h.
In caso di temporali isolati l’identificazione delle cellule e del loro spostamento permette di prevedere a breve termine la loro evoluzione futura.

Nelle situazioni frontali invece, il radar fornisce dettagliate informazioni circa la posizione della perturbazione.
Nei casi di stau con accumulo di nubi e precipitazioni sul versante di una catena montuosa, il radar permette di quantificare l’entità delle piogge.

Il radar presenta però anche dei limiti: quando la neve diventa pioggia causa l’aumento della temperatura, l’immagine radar riproduce una fascia più intensa di precipitazioni senza che queste siano effettivamente in atto.

Inoltre le inversioni termiche ad una quota appena superiore a quella in cui è situato il radar, a causa della diversa densità dell’aria portano ad una forte deviazione verso il basso del fascio.
L’immagine riproduce così gli echi riflessi dal terreno.

Il limite massimo dell’impiego del radar non supera i 250 km, oltre questa distanza gli echi di ritorno risultano estremamente deboli.

Le onde radio emesse dal radar sono nocive alla salute? Pur non trattandosi di onde ionizzanti, l’esposizione ai campi elettromagnetici può produrre una varietà di disturbi alla salute: cataratte agli occhi, bruciature, irritazioni varie.

L’OMS, organizzazione mondiale per la salute, ha stabilito dei limiti massimi di esposizione alle radiazioni non ionizzanti, soprattutto per chi lavora alla manutenzione del radar. Essere sottoposti per alcuni minuti al giorno a radiazioni di questo tipo non comporta alcuna conseguenza per la salute.

Lo scopo del radar è quello di approfondire le conoscenze sulla formazione delle precipitazioni, studiarne l’influsso orografico, cercare di individuare le zone a rischio alluvione, stabilire criteri di allerta per la popolazione, cercare criteri di stima per il pericolo valanghe in base all’intensità delle precipitazioni.
Autore : Redazione