00:00 1 Novembre 2014

Previsioni stagionali sull’inverno 2014/2015: cosa credere, cosa NON credere?

Ecco qualche semplice considerazione che permetterà al lettore di "filtrare" quelle che sono le previsioni stagionali descritte con cognizione di causa da quelle puramente sensazionalistiche.

Nell’ultimo periodo sempre più spesso sono apparsi sulla rete, articoli speculativi e catastrofistici in merito alla prossima stagione invernale. Sono stati dipinti scenari di grande gelo, commentando letteralmente "step by step", linee di tendenza stagionali che per loro stessa natura si prestano ad un tipo completamente differente di lettura rispetto quanto accade con le normali previsioni deterministiche relative a LIMITATE scadenze previsionali.

Teniamo a sottolineare come in realtà le previsioni stagionali rappresentino ancora una branca sperimentale della meteorologia, allo stato attuale il modello americano CFS-NCEP risulta l’unico disponibile sulla rete, in grado di spingersi su lunghissime distanze, sino ad un limite massimo di 6 mesi dalla data di emissione. Si tratta come abbiamo anticipato, di tendenze sperimentali, la cui chiave di lettura deve essere completamente diversa rispetto a quanto succede con i modelli deterministici di previsione. La chiave di lettura su questo tipo di previsioni deve necessariamente tener conto di quelli che sono i comportamenti e le linee di tendenza espresse da alcuni importanti indici teleconnettivi. Questi indici che tengono conto delle anomalie termiche e pluviometriche degli oceani e delle terre emerse, aiutano a fornire un quadro più preciso su quella che può essere l’evoluzione futura della stagione invernale e non solo.

In questo frangente l’errore da non commettere è quello di leggere una previsione stagionale in modo analogo con quanto accade nelle previsioni deterministiche
, errore in gran parte voluto, che purtroppo siamo abituati sin troppo spesso ad assistere negli articoli pubblicati in rete. Una previsione stagionale tiene conto infatti di una grande percentuale di variabili che, a differenza di una previsione a breve e medio termine, possono stravolgere improvvisamente ed imprevedibilmente una tendenza senza che, apparentemente esista una causa specifica ad invertire un determinato trend. Entriamo a pieno titolo in un campo minato i cui esiti non possono essere nè impacchettati a nostro piacimento, nè di conseguenza diagnosticati a priori.

L’invito quindi è quello di non fidarsi troppo di previsioni sensazionalistiche, sbilanciate verso scenari troppo caldi o troppo freddi. Tutte queste previsioni hanno in realtà un basso margine di affidabilità e sono destinate nella maggior parte dei casi a fallire miseramente. La previsione stagionale può fornire un’indicazione di massima su quello che potrebbe essere il comportamento generale di una stagione su di una porzione di territorio molto estesa.

Insensate risultano quindi previsioni dettagliate di neve a Roma, Milano o Venezia, annunciate con oltre un mese di anticipo, il risultato finale è analogo a quello che si otterrebbe lanciando un dado su di un tavolo, prevedendo in anticipo il numero che uscirà. La maggior parte delle volte la previsione risulterà fallimentare, mentre gli eventuali successi possono essere attribuiti alla casualità e a null’altro.
 

Autore : William Demasi