00:00 11 Luglio 2012

Pillole di meteorologia…

Rileggiamo insieme alcuni articoli pubblicati su MeteoLive nel corso di questi 12 anni di presenza in rete.

Fiumi malati e argini
Non giova ai fiumi essere totalmente disboscati, come non si dovrebbe costruire nel raggio d’azione del loro alveo; vero flagello sono le discariche, gli sbarramenti artificiali, le dighe e le centrali idroelettriche e la costante estrazione di sabbia e ghiaia dal suo letto. Cosa si fa ad esempio per impedire che il Po sfondi gli argini e allaghi paesi e campagne? Tutto dipende dalla tenuta degli argini golenali e dagli argini maestri. Per attenuare l’onda d’urto si può aprire un argine esterno e far attenuare il colmo di piena. Un escavatore apre un varco e l’acqua lo allarga.
Da che cosa é composto un argine? Da una miscela di sabbia e argilla.
Cosa sono gli argini golenali? La golena é la parte compresa tra argine maestro e alveo inciso, l’argine golenale si innesta per isolare le golene, zone nella quali si può coltivare per alcuni km a ridosso del fiume.
Niente piante sugli argini però, perché altrimenti non si potrebbero posare teli impermeabili zavorrati in caso di infiltrazioni d’acqua. Insomma come vedete le regolamentazioni per i fiumi ci sarebbero, solo che spesso non trovano poi concreta applicazione. 
 
I temporali sul mare
In estate, molto spesso, ci capita di partire da un luogo di campagna o di montagna sotto un cielo plumbeo che minaccia un temporale e di arrivare in una località della costa con il cielo completamente sereno. Le condizioni per la creazione dei temporali di calore estivi, infatti, sono da mettere in relazione con il riscaldamento diurno del terreno ad opera del sole, riscaldamento che si manifesta molto meno in prossimità dello specchio d’acqua marino. Il mare, in estate, ha un potere stabilizzante notevole proprio a causa della sua minore temperatura rispetto alla terraferma. Questo scoraggia i moti convettivi e gli eventuali temporali. In autunno e in inverno il mare, da grande stabilizzatrice, si trasforma invece in una fucina di temporali che possono dirigersi verso le coste e causare anche dei danni. Il calore accumulato durante la stagione calda viene liberato lentamente nel semestre freddo e ciò può contrastare con le basse temperature presenti sulla terraferma determinando la nascita di temporali anche forti sul mare. L’aria fredda in arrivo tende a “scalzare” l’aria calda e umida dalla superficie marina innescando moti convettivi.
 
Le piogge intense
Nel periodo autunnale, sul nostro Paese, sono abbastanza frequenti periodi di maltempo dovuti alla presenza di depressioni sul Mediterraneo occidentale. In molti di questi casi la pioggia può cadere in maniera molto intensa con gocce anche piuttosto grandi, determinando dei problemi dal punto di vista idrogeologico. Il problema che hanno dovuto affrontare gli scienziati di un tempo era quello di spiegare come si potessero creare i presupposti per la formazione di gocce di pioggia così grandi. In un primo tempo si riteneva che la pioggia fosse solo derivata da un processo di condensazione del vapore acqueo, ma esperimenti di laboratorio hanno messo in luce che in questo modo si potevano creare solo gocce di dimensioni molto piccole. Il dilemma è stato in parte risolto quando ci si è accorti che la pioggia non parte quasi mai liquida dalla base delle nubi, ma solida, sottoforma di fiocchi di neve o chicchi di grandine. Questi, attraversando una zona con temperature al di sopra dello zero, fondono a danno origine ai classici goccioloni presenti nei temporali o negli acquazzoni. 
 
Le correnti da SE e da SW
Quando assistiamo al passaggio di una perturbazione, ci accorgiamo che questa può colpire con diversa intensità zone anche relativamente vicine. Può succedere che si annunci un marcato peggioramento, ma sopra alla nostra verticale vediamo solo passare nubi alte e stratificate. Il motivo per cui dalle nostre parti i fenomeni non sono quasi mai estesi uniformemente su tutto il territorio è da ricercare nella complessa orografia che ci circonda. Se una perturbazione in transito è accompagnata da venti da SW, gli effetti maggiori si avvertono sulla Liguria e su alcune zone dell’alto Piemonte, mentre le zone di pianura del basso Piemonte e quelle a ridosso dei rilievi più occidentali possono rimanere a secco. L’impatto degli umidi venti sui contrafforti montuosi fa scaricare tutta la pioggia sui versanti francesi delle Alpi e in prossimità dell’Appennino ligure e le zone di pianura rimangono sottovento, con poca pioggia. Viceversa, se una perturbazione è accompagnata da venti da SE, questi, impattando contro l’arco alpino alle nostre spalle, creano le condizioni per piogge forti e persistenti su gran parte del nord-ovest.

Le trombe d’aria: come si formano?
Le trombe d’aria sono dei vortici che si estendono verso il basso dalla base dei cumulonembi. Quando si formano sulla terraferma e raggiungono una violenza distruttiva, possono essere classificate come tornado. Se le trombe si formano sul mare si parla di trombe marine. Una tromba d’aria è un vortice meno violento rispetto a quello di un tornado ma è comunque in grado di provocare gravi danni. Nella famosa scala Fujita dei tornado può essere ricompresa tra il grado F0 ed F1, con danni leggeri o moderati e con una velocità del vento compresa tra 64 e 180 km/h. La scala giunge fino al valore F5, che corrisponde a venti superiori ai 400 km/h in grado di sconvolgere il territorio. Le trombe d’aria si originano laddove si incontrano venti che soffiano in direzioni opposte. Al centro della tromba c’è una corrente ascensionale molto forte in grado di sradicare alberi, scoperchiare tetti, abbattere cartelloni pubblicitari. Più alto sarà il gradiente di pressione nei pressi del centro del vortice, più sarà forte la sua furia distruttiva. 

 

Autore : Alessio Grosso