00:00 23 Agosto 2016

PERMAFROST…questo sconosciuto!

Questa struttura è presente a livello del mare nelle zone polari, mentre nella fascia temperata si trova a quote molto più elevate, stante la temperatura maggiore.

Nelle regioni dove le temperature estive non sono mai molto alte da riuscire a provocare la fusione anche in profondità, il terreno al di sotto della superficie resta perennemente ghiacciato.

Attualmente il PERMAFROST (terreno perennemente gelato) copre circa il 25% delle terre emerse. Esso comprende, in porzioni variabili, materiali rocciosi e ghiaccio, quest’ultimo costituito da aggregati cristallini disposti in strati, cunei o massi irregolari.

Quando una massa di ghiaccio si innalza fino alla superficie del permafrost dà origine ad un PINGO, una collinetta isolata costituita di ghiaccio coperto da un sottile strato di sabbia o torba.

Visti in pianta, i pingo sono circolari oppure ovali; essi possono raggiungere i 50 metri di altezza e si originano in stagni poco profondi che rappresentano il residuo del rapido svuotamento dei laghi artici.

Ad una distanza di 100 o 200 km dalle coste artiche, il permafrost ha ancora uno spessore di diverse centinaia di metri. Questo tipo di terreno è poco adatto per la realizzazione di opere ingegneristiche tra cui strade, condotte ecc. Infatti l’acqua, derivata dalla fusione estiva dello strato più superficiale, non riesce ad infiltrarsi nella zona sottostante ancora gelata. Di conseguenza il terreno si imbeve di acqua e può dare luogo anche a fenomeni franosi.

Ovviamente, più ci si allontana dalle zone polari, più il permafrost deve salire di quota per mantenersi integro. Solo in quota, difatti, si possono avere temperature mai troppo elevate in estate da scongiurare la totale fusione del ghiaccio in profondità.

Autore : Paolo Bonino