00:00 8 Aprile 2009

Perchè tutti questi terremoti?

La sismicità della Penisola spiegata in un magnifico libro di Solbiati-Marcellini, edito da Garzanti, Terremoto e Società.

MeteoLive vi consiglia un bel libro per chiarirvi le idee sulla sismicità della nostra Penisola. Si chiama “terremoto e società”, gli autori sono uno storico ed un sismologo e ripercorrono le tristi tappe dei più terribili terremoti che hanno colpito il nostro Paese. Si passa da una analisi del terremoto come evento naturale alla storia sociale dei terremoti. Si analizza il problema del rischio sismico e della sua mitigazione.
Riportiamo un passo significativo, che vuole invitarvi alla lettura di questo saggio per capire, approfondire, riflettere.

“Circa 180 milioni di anni fa, in un periodo che i geologi situano all’inizio del Giurassico, l’Eurasia e il complesso Africa-Arabia, formavano due immense zolle in avvicinamento, separate da un vasto oceano, chiamato Tetide.

Sotto la spinta convergente dei due supercontinenti, dapprima alquanto veloce, poi più lenta, la Tetide venne via via mutando conformazione e tra i 100 e i 50 milioni di anni fa rimase intrappolata tra le zolle entrate in collisione. I punti di contatto furono probabilmente la Penisola Iberica e l’Anatolia ma la supposizione è controversa.

Mentre infatti Eurasia ed Africa-Arabia si scontravano, entrambi i blocchi subivano una deviazione verso est, per effetto del continuo espandersi dell’Atlantico con l’aggiunta per l’Africa di una rotazione su sè stessa in senso antiorario.

L’insieme di tali processi rende difficile individuare la zona di demarcazione esatta tra zolla eurasiatica e quella africana; è davvero un problema arduo da risolvere. Lo scontro c’è stato ma la Tetide che fine ha fatto? E’ forse il Mediterraneo? No, trattasi del Mar Caspio, il Mediterraneo è invece un mare relativamente giovane, formatosi 65 milioni di anni proprio per tutte le manovre delle zolle.

Tali movimenti continuano tuttora e generano terremoti. Le zone più colpite riguardano la Spagna meridionale e l’Africa settentrionale, dove è in atto lo spostamento verso est della zolla africana rispetto a quella euroasiatica; dall’altro la Turchia, la Penisola Balcanica e l’Italia. La regione più sismicamente attiva è in ogni caso la Grecia col Mare Egeo, dove la zolla africana si immerge sotto la zolla eurasiatica; fortunatamente però molti terremoti di tale zona, seppure di elevata magnitudo, hanno ipocentri molto profondi, per cui causano danni di non elevata intensità.

Secondo alcuni studiosi l’Italia non sarebbe altro che uno “sperone” della zona africana incuneatosi nella zona euroasiatica e successivamente saldatasi ad essa. Altri invece avanzano invece l’ipotesi che il confine tra le due zolle corra lungo gli Appennini per poi continuare nel sistema delle Dinaridi, circondando il Mare Adriatico, da cui il nome di linea periadriatica che formerebbe lo sperone africano.

Se la zona dello scontro è di difficile rinvenimento, molto chiaro resta il meccanismo di collisione di cui sono conseguenze manifeste Alpi ed Appennini e la scomparsa della Tetide. Frattanto la stessa Penisola italiana entra in movimento in senso antiorario sino a provocare una lacerazione della litosfera che apre il bacino del basso Tirreno.

Tale processo, ancora in atto, causa nel sistema appenninico deformazioni che, combinandosi con l’entità delle tensioni crostali indotte dalla rotazione, risultano maggiormente sensibili nel sud Italia.

Si spiegherebbe in tal modo il perchè l’Italia meridionale presenti un’attività sismica più intensa rispetto al resto del Paese.

(Riduzione)
Autore : Report di Alessio Grosso