00:00 21 Gennaio 2005

Perchè l’irruzione fredda potrebbe NON essere da record?

Mancano pochi giorni all'affondo freddo sul Mediterraneo. Il calo termico sarà sensibile, ma le precipitazioni dove colpiranno? Alcune regioni potrebbero avere un freddo "fine a se stesso", senza "magie bianche".

Cosa vuol dire “irruzione fredda da record”? Beh, un qualcosa che rimane scritto negli annali della meteorologia, con la neve che cade in zone solitamente miti.

Un’irruzione fredda da record si ha quando le temperature si portano di parecchi gradi al di sotto dello zero, con il gelo che persiste anche per diversi giorni.

Un’irruzione fredda da record, di solito, non è mai fugace e passeggera; per alcuni giorni ( se non settimane) si rinnovano sulla nostra Penisola condizioni tali da consentire cadute di neve anche in pianura.

Al di la di queste semplici considerazioni veniamo al dunque. L’Italia sta per essere raggiunta da una forte ondata di freddo, che porterà temperature molto basse e anche cadute di neve a quote modeste, se non in pianura.

Il tutto dovrebbe avere inizio nella giornata di lunedì 24, anche se un certo calo delle temperature si avvertirà già domenica 23.

L’anticiclone delle Azzorre, quello che ci ha portato il suo alito mite per gran parte di questo mese, dovrebbe puntare decisamente verso nord, tentando una sorta di “matrimonio” con un altro anticiclone ( questa volta termico) posizionato sulla Russia Bianca.

Tutto ciò favorirà l’inserimento di aria gelida da nord-est, che scenderà sulla nostra Penisola attraverso un “canale” disteso dal Baltico alla media Europa.

A dare manforte a tutto il quadro gelido ci penserà una depressione al suolo centrata sui Balcani, che fungerà da autentica “calamita” per l’arrivo del freddo.

A vederla così, potrebbe sembrare un’irruzione fredda storica per l’Italia. Tuttavia analizzando con occhio “clinico” il tutto ( come si fa ogni volta che si deve elaborare una previsione per la nostra Penisola) si nota qualche stonatura sulla possibilità di fenomeni nevosi su alcune regioni e soprattutto sulla reale durata del freddo sull’Italia.

Per prima cosa le isoterme a circa 1500 metri di altezza saranno attorno a -10°. Un valore notevole, ma superiore ai -15° che talvolta accompagnano le irruzioni fredde in grande stile.

In secondo luogo la direzione di provenienza, importantissima per stabilire l’entità delle precipitazioni sull’Italia e anche la “qualità” del freddo che arriverà nei bassi strati, non sembra ottimale.

In occasioni di ondate di freddo “memorabili” le correnti di solito entrano dalla Porta della Bora. E’ la città di Trieste che segnala l’arrivo dell’aria gelida, che poi si insinua in Val Padana con correnti da est e sul resto della Penisola con correnti da nord est.

In questo caso la direzione delle correnti appare troppo settentrionale. In poche parole c’è il “rischio” che parte dell’aria fredda rimanga addossata ai rilievi alpini, determinando un parziale riscaldamento su alcuni settori del nord Italia. Se le cose dovessero andare in questo modo, anche le regioni tirreniche vedrebbero solo molto vento, un buon calo termico, ma scarsissimi fenomeni.

Nessun problema, ovviamente, per le regioni adriatiche e il meridione, che si troverebbero esposte direttamente al flusso freddo, con fenomeni nevosi anche a bassa quota.

Ultimo, ma non meno importante, la durata dell’episodio. A giudicare dalle nostre ultime elaborazioni, l’alta delle Azzorre non verrà tolta di mezzo definitivamente, ma alla lunga sembra riuscire nuovamente a coricarsi sull’Italia, determinando la fine più ingloriosa possibile di questa ondata fredda.

Basta ricordare che solo negli anni 80, situazioni come queste venivano spesso seguite da un ritorno delle correnti atlantiche. In un primo tempo, difatti, la neve frequentava il sud e l’Adriatico, mentre a seguire si manifestavano le classiche nevicate da cuscinetto freddo al nord, causa l’arrivo di una perturbazione da ovest.

Ora, invece, tutte le ondate fredde non sono più seguite da perturbazioni atlantiche, ma da coricamenti dell’anticiclone delle Azzorre. In questo modo tutto il freddo che viene accumulato sulle pianure del nord risulta spesso fine a se stesso, non potendo essere “sfruttato” da nessun fronte in arrivo dall’Atlantico.
Autore : Paolo Bonino