L’aria fredda è più pesante di quella calda, e quindi tende a riversarsi in direzione del suolo a causa della forza di gravità; ecco che allora quando un fronte freddo avanza verso di noi, i suoi effetti dal punto di vista termico si fanno vedere dapprima alle quote basse e solo successivamente attorno ai 7-10 km di altezza.
L’aria calda invece comincia a scorrere alle quote alte, per poi avvicinarsi gradualmente al terreno.
Questo schema semplificativo potrebbe tornare utile se vi trovaste in mezzo ad un oceano, oppure su un vasto altopiano, ma non in Italia.
Per quale motivo? Perché lo Stivale è cinto a nord da una catena montuosa con rilievi molto elevati (fino a quasi 5 km di altezza) e quindi le masse d’aria in arrivo, quando vanno ad impattare contro di essi, devono cambiare la loro traiettoria di spostamento, salendo verso l’alto o aggirando l’ostacolo attraverso le vallate.
Si vengono quindi a creare contrasti particolarmente accentuati, rimescolamenti, convezioni improvvise, raffiche di Foehn e molti altri fenomeni che scombinano i normali schemi; sta anche in questo fatto la difficoltà di fare previsioni precise sull’Italia, specialmente al nord.
I modelli matematici infatti non possono (per motivi pratici) inserire nelle loro griglie di previsione ogni singolo rilievo con la sua altezza ben precisa e le sue asperità; il prezzo da pagare sarebbe alto, perché il numero di calcoli da effettuare sarebbe talmente elevato che (ad esempio) avremmo il risultato di una previsione per la domenica solamente il sabato successivo! (in realtà ci sarebbero ritardi anche molto più gravi, ma quanto detto basta per rendere l’idea); le mappe di previsione allora vengono adattate, semplificando il profilo dell’arco alpino con un grigliato “a blocchi”, che fa apparire i monti come una serie di cubi o parallelepipedi sovrapposti l’uno all’altro.
Tornando all’aspetto puramente climatico, diciamo che è proprio grazie all’arco alpino che si formano le famose depressioni sul Golfo di Genova, foriere di abbondanti piogge, oppure i minimi di pressione sull’alto Adriatico, spesso responsabili della Bora e delle abbondanti nevicate sull’Appennino centrale e meridionale.
Ma a causa della presenza delle Alpi si possono avere anche lunghi periodi siccitosi al settentrione e sulle regioni tirreniche (magari a causa di insistenti correnti da nord), così come il forte Maestrale che soffia sulla Sardegna, le tempeste di Libeccio su Toscana e Lazio; non va dimenticato anche che in condizioni di Scirocco intenso l’arco alpino blocca l’aria umida sull’alta Pianura Padana, portando piogge abbondanti, ma anche rischio di alluvioni.
Insomma le nostre montagne più elevate sono “croce e delizia” del nostro clima; sicuramente se non ci fossero non avremmo così tanti microclimi in una porzione ristretta di territorio.