00:00 22 Novembre 2017

Per la NEVE al nord gli episodi di foehn sono fondamentali, ma da soli non bastano…

Neve dopo il foehn, possibile ma non automatico.

Un caso di neve in pianura con un fronte da NW susseguente ad un episodio favonico si è avuto il 30 novembre del 1996. .

Il Foehn accompagna talora il passaggio dei primi fronti invernali da NW con ampie schiarite e vento tiepido dai quadranti settentrionali. Questi episodi favonici si sono ripetuti con sempre maggiore frequenza e persistenza negli anni 90, raggiungendo punte di velocità anche ragguardevoli.

La disposizione delle correnti da SW dopo un fase favonica invece, prelude ad un peggioramento anche nevoso se l’aria precedentemente affluita aveva origine polare o artica e comunque molto secca a tutte le quote.

La secchezza favorisce poi un gradiente termico davvero interessante: cioé la temperatura ogni 100 metri perde un grado e l’aumento della temperatura determinato dall’afflusso umido da SW é lentissimo, anzi fino alla saturazione di tutti gli strati d’aria si ha ancora raffreddamento per evaporazione.

E’ questo è il secondo caso di "intervento esterno" nel bacino padano occidentale, (oltre a quello già citato dell’irruzione fredda orientale), in grado di portare neve fino in città, sia pure per poche ore.
 
E’ sicuramente un evento possibile, affidato dunque e lo ripetiamo alla capacità dell’aria fredda molto secca di assorbire, raffreddare e far in parte evaporare, almeno inizialmente, l’aria mite e umida che viene sovrapponendosi.

La precipitazione inizia quindi sotto forma di pioggia mista a neve al piano, poi cambia in neve, infine termina con la pioggia.

Da notare che dopo il foehn la perturbazione deve entrare sostenuta da una saccatura in grado di avvettare aria sufficientemente umida, meglio se supportata anche da un minimo pressorio al suolo; altrimenti la giornata si consumerà sotto le nubi con temperature da neve, ma senza che cade un solo fiocco bianco!

Autore : Alessio Grosso