00:00 18 Settembre 2003

Passo Oclini: fotografie di incontri e di momenti

Incontri, grandi spazi e libertà: ecco come si è svolta la prima parte del Secondo Raduno di MeteoLive.it.

Passo Oclini, sabato 13 settembre, anno Duemilatre. Sono le nove del mattino, ed il termometro posizionato lì nei pressi segna inequivocabilmente un “+2°C” da brivido. Alessio Grosso è lì fuori, sul piazzale dell’unico albergo che sorge in prossimità del valico dolomitico. Assieme a Marco Scozzafava, coordinatore dell’evento, si sta preparando al cerimoniale di “benvenuto” da rivolgere a tutti i partecipanti che, alla spicciolata, arriveranno nel corso di una frizzante mattinata.

Ci sono evidenti virga nevose sui crinali oltralpe, lo Sciliar si presenta leggermente spolverato, il freddo punge come se fossimo in ottobre inoltrato, mentre dal cielo cerca di ritagliarsi il suo spazio un tiepido sole autunnale. Ne deduci che, per il momento, è bene starsene in albergo, a godersi un po’ di tepore, in attesa dell’arrivo della grande folla dei meteoradunati, attesa comunque non prima di un paio d’ore.

Ed invece succede che Manuele Pincardini, per gli amici “Cleo”, arrivi di buon mattino assieme ai tre amici “fungaioli”: gli organizzatori del Raduno si trovano ancora alle prese con una calda e confortante prima colazione, e l’incontro è dei più insoliti che si possano raccontare. I nostri primi ospiti ci dicono di essersi alzati alle tre del mattino, e di essersi messi in viaggio alla volta dell’Alto Adige addirittura mezzora dopo! Sono marchigiani, e l’avventura ce l’anno nel sangue. Prima della ”meteo-abbuffata”, li aspetta un meritato riposo in camera.

Nemmeno il tempo di rendersi conto che il pomeriggio è ancora lungo a venire, ed eccoci costretti a fronteggiare un altro arrivo anticipato: è quello dei ragazzi di Firenze, noti come “Secchieta & Nicolosi”. Felici di rivederci, ci raccontano dell’ultimo memorabile inverno del Pratomagno, prima che il discorso venga interrotto dall’arrivo di tale “Straimo” da Lendinara. Quindi è la volta di “Iachi”, simpatizzante milanese che raggiunge Passo Oclini corredato da un pc portatile con tanto di connessione gprs.

Lui gioca in casa, e forse anche per questo arriva con qualche minuto d’anticipo: è Michele Gravina, salito dalla vicina Val di Fiemme, in compagnia degli inseparabili amici genovesi, Silvio e Daniela.

Col passare dei minuti, il flusso degli arrivi aumenta considerevolmente. Chi vi scrive, videocamera al séguito, non riesce a seguire l’evolversi degli eventi. Arrivano a gruppi di due, tre o quattro persone, ma arrivano spesso insieme, tanto che si fa fatica a presentarsi a tutti. Il popolo dei meteoradunati prende man mano corpo.

Chi invece fa eccezione è un ragazzo di Torvajanica, nota località balneare a pochi chilometri da Roma. Lui il viaggio se l’è fatto da solo: è Fabrizio Simonelli, per gli amici “Windchill”, partito alle quattro del mattino e giunto a destinazione solo dopo otto estenuanti ore di viaggio “in solitaria”.

L’ora fissata per il pranzo si avvicina, e gli ultimi a presentarsi giusto in tempo sono i tre della spedizione valdostana guidata da Matteo Martuccio da Champorcher. Molti altri, causa ritardo, arriveranno non prima delle ore 14, trovando di conseguenza un primo ed un secondo piatto meno caldi degli altri. Pazienza. D’altro canto, non si arriva a Passo Oclini solo per mangiare!

La cucina lascia tutti soddisfatti, anche se a tenere banco a tavola sono i discorsi legati alle faccende del tempo e ai sorrisi ritrovati a distanza di cinque mesi dopo le note avventure in terra norcina. Tutto infatti riparte da lì, da quel freddissimo 6 aprile 2003, quando ci si era lasciati con la neve incombente.
«E con la neve incombente ci ritroviamo!», sentenzia qualcuno, con l’indice puntato verso il Gran Pilastro, dove sembra possa cadere qualcosa da un momento all’altro…

Alle ore 14.30 l’appuntamento è fissato nel piazzale fuori all’albergo. Si salirà al laghetto artificiale incassato in una conca proprio alla base del Corno Nero, ad una manciata di minuti da Passo Oclini. Il bacino, realizzato per l’innevamento artificiale delle piste da sci che servono il piccolo comprensorio del valico dolomitico, si trova in una felice posizione panoramica. Da lì, magnifico è il colpo d’occhio su Passo Oclini, sul Corno Bianco e su gran parte delle montagne dell’Alto Adige; a cominciare da Latemar e Rosengarten, proprio sulla destra.

Le foto si sprecano, così come piccole clips rubate ad attimi di rara intensità. Alessio Grosso è una guida eccezionale, così come eccezionale è l’ascolto che la gente riserva alle sue spiegazioni e alle voci della natura.

Ore 16: si ridiscende giù, e si prosegue per la Malga Ora, per quella che viene presentata come una passeggiata di carattere eno-gastronomico. Dopo quaranta minuti di cammino, a tener banco sono infatti gli “strauben”, tipici dolci locali che fanno impazzire i golosi. C’è chi li prova accompagnati da vino o da qualche amaro, chi invece li accosta ad un semplice caffè. Sono deliziosi, così come pure l’atmosfera da malga alpina che si respira fuori e dentro lo stabile.

E via, di nuovo su, verso Passo Oclini: la sera avanza con le sue luci tenui, e sul piazzale dell’albergo Luca Savorani, assieme ai suoi amici del Gruppo Astrofili “Rigel” di Milano, sta per mettere in scena un altro dei capolavori di questo meteoraduno: l’osservazione del disco solare al tramonto!

Ci piacerebbe tanto raccontarvi le mille emozioni provate di fronte alle immagini fornite dai telescopi… Ma questa… è un’altra storia!
Autore : Emanuele Latini