00:00 9 Febbraio 2016

Ma la natura esiste davvero?

I cittadini immersi nel cemento si accorgono davvero di vivere in mezzo alla natura?

Là dove c’era erba ora c’è…una città!
Fa bene Celentano a dire oggi, a 50 anni di distanza, che la gente non si è ancora abbastanza arrabbiata e non ha raccolto il suo messaggio ambientalista. Case su case, catrame e cemento, imperversano ancora, anzi aumentano sempre più. Perché continuano a costruire le case, e non lasciano l’erba e non lasciano l’erba, chissà, se andiamo avanti così, dove si finirà.

E si finisce con la foresta padana, la grande foresta, abbattuta quasi completamente, uno scempio come quello compiuto in Amazzonia nel corso dei secoli, passato sotto silenzio: si, silenzio, si deve lavorare, basta con la miseria, basta con le stufe, vogliamo il riscaldamento, la sicurezza della città, il cemento ci protegge, ci sono gli ospedali, siamo tutti potenziali amici. Peccato che alle 7 di sera le strade siano deserte in periferia, più nessuno nemmeno al bar, troppa paura, si dice…

E la vita di paese? Dimenticato, retaggio della miseria del passato, salvo poi tornarci, soffocati dallo smog e fare i pendolari perché il lavoro è là in centro dove respiro il cemento e nel mio viaggio rilascio le mie polveri sottili, ma mi sento vivo, contribuisco al progresso.

Mitighiamo il clima! Si, giusto, via il carbone, costruiamo in verticale, basta palazzoni orizzontali, andiamo su in verticale con i grattacieli, così creiamo più verde, dipingiamo le case di bianco, abbassiamo i riscaldamenti in casa, via al diesel, adottiamo energie rinnovabili, ma intanto mi tengo il suv per portare a scuola i figli.

Povero Cesare Pavese quando scriveva nella Luna e i Falò: "un paese vuole dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo e che anche quando non ci sei resta lì ad aspettarti".

Abbiamo capito qualcosa in 40 di progresso? Forse, ma siamo ancora troppo egoisti, poco sconvolti dal bambino che si affaccia al balcone che dà sull’autostrada e che ha già un cancro dei polmoni pronto a portarselo via, non siamo ancora abbastanza arrabbiati per fermare questo gioco al massacro, lo smog ci deve entrare nelle viscere e mietere vittime come una peste, ma non silenziosa come ora, ma urlante, solo così capiremo che vivere tutti in un fazzoletto di terreno, pardon di cemento, è di un’assurdità totale.
 

Autore : Alessio Grosso