00:00 24 Marzo 2012

Lo stau spiegato ai nostri figli

Una spiegazione chiara e semplice per i meno esperti

Non vi é mai capitato su un tratto autostradale di leggere un cartello che segnala una coda in lingue diverse, (stau, queue, coda), con tante macchinine incolonnate che vi mettono di "buon umore" per i successivi 10 km?

Ebbene, proprio quel cartello nefasto ci serve come spunto per parlare nel modo più semplice possibile dello STAU. Immaginate che le macchine siano nubi dirette verso una catena di montagne.

E’ chiaro che non potranno passare qull’ostacolo se non arrampicandosi lungo il crinale; eccole allora ammassate alla catena montuosa, provocando su quella zona abbondanti precipitazioni. Un mare di nuvole si addensa dunque su un versante della montagna, quello sopravento.

Gradualmente le nubi si sollevano e la pioggia aumenta in proporzione alla quota, infine arrivano sulla cima e se l’ascendenza le ha esaltate, la discendenza le disperderà, perché il vento che scende da una catena montuosa riscalda l’aria per attrito e compressione, facendo evaporare le nubi. Ci troviamo qui nel versante sottovento che risente dunque di un effetto favonico, il Foehn. Si, associatelo pure al vostro asciugacapelli!

Dunque molto spesso, (ma vi sono diverse eccezioni già illustrate peraltro in altri articoli), quando su un versante di una catena montuosa si accumulano nubi e si crea un effetto Stau (in tedesco sbarramento), sull’altro versante si parla di Favonio, giacché il cielo é limpido e soffia aria secca. Perchè si inneschi il Favonio è comunque indispensabile uno scarto barico di almeno 7-10 hPa tra i due versanti montuosi.

Autore : Alessio Grosso