00:00 21 Ottobre 2008

Libeccio e Scirocco, cosa cambia per l’Italia?

Entrambi i venti sono forieri di precipitazioni anche intense per il nostro Paese ma la complessa geografia dello Stivale ne lavora ulteriormente le caratteristiche focalizzando i fenomeni su settori ben determinati del territorio, vediamo quali e perchè.

All’approssimarsi di una depressione atlantica corazzata da relativa perturbazione ecco che sull’Italia si attivano correnti meridionali, riconducibili a una forbice di provenienza con ventaglio compreso tra Scirocco e Libeccio. Le differenze portate dall’arrivo dei due venti sono molte, sia per quanto riguarda le diverse zone di origine delle masse d’aria apportate, sia per quanto concerne la distribuzione delle piogge e degli eventuali temporali. Cerchiamo dunque di stilare una sintesi essenziale delle diverse fenomenologie.

Punto primo: le masse d’aria sciroccali provengono dai deserti nord-africani dove sono secche ma anche piuttosto instabili a causa del forte riscaldamento operato dal sole sugli strati prossimi al suolo. Nel corso del suo viaggio al di sopra delle acque più fresche del Mediterraneo l’aria diventa temporaneamente più stabile (raffreddamento dal basso) pur mantenendo entro la sua colonna la potenziale instabilità iniziale e per di più attingendo umidità dal mare.

Punto secondo: per essere pilotato sull’Italia lo Scirocco necessita di un centro depressionario in sviluppo tra il Mediterraneo occidentale, Algeria e Tunisia. Una volta soddisfatte queste condizioni, ecco che sul nostro Paese sopraggiunge il cando vento il cui impatto con coste alte e rilievi montuosi, scatena l’instabilità rimasta latente e inerte durante l’attraversamento del Mediterraneo. Al sud vengono impegnati in particolare catanese, messinese, Calabria jonica e golfo di Taranto. Da notare che nel palermitano il vento subisce invece la trasformazione opposta ad opera dei retrostanti rilievi diventando caldissimo e generalmente secco.

Durante il suo percorso lungo l’Adriatico, dove apporta fenomenologia a carattere sparso in funzione della situazione del momento e dei venti in quota, ecco che lo Scirocco si inserisce poi sulla pianura Padana rimandendovi imbottigliato e sospingendo l’umidità pescata dal mare contro le regioni nord-occidentali ove apporta situazioni di sbarramento nuvoloso, talvolta persistente, contro i versanti sud-alpini con tanto di piogge abbondanti in particolare su alcune zone di Piemonte, Lombardia e bassa valle d’Aosta. L’entità delle stesse dipende però anche da altri fattori, compresa l’azione di pilotaggio offerta dalle concomitanti correnti in quota che spesso possono presentarsi sotto forma di Libeccio con caratteristiche termiche e igrometriche anche molto diverse.

E proprio anche quest’ultimo vento diviene protagonista in altre occasioni, sopraggiungendo sullo Stivale con il suo carico di precipitazioni e interessando altre zone rispetto al collega precedentemente citato. Solitamente il Libeccio si presenta come flusso che precede l’ingresso di una perturbazione collegata a minimi di pressione ad ampio raggio collocati prevalentemente su golfo di Biscaglia e isole Britanniche.

Anche le masse d’aria trasportate dal Libeccio possono apportare calore sensibile e umidità ma i versanti italiani maggiormente esposti a questo tipo di vento e alle relative precipitazioni sono il Levante ligure, l’alta Toscana, l’ovest della Sardegna e l’intero il versante tirrenico centro-meridionale. Fanno eccezione alcuni settori della bassa Toscana che in alcuni frangenti possono rimanere parzialmente al riparo dalle montagne della Corsica.

Anche il basso Piemonte, l’Emilia Romagna e in genere il versante adriatico spesso soffrono la mancanza di precipitazioni significative a causa dell’ombra pluviometrica proiettata rispettivamente dalle Alpi Marittime e dalla catena appenninica. Ben note ai Marchigiani e agli Abruzzesi le correnti calde e asciutte di Garbino. Su queste regioni, nella stagione estiva, le uniche chance piovose sono affidate allo sconfinamento di cellule temporalesche sfuggite alle retrostanti creste montuose in casi di Libeccio particolarmente instabile.
Autore : Luca Angelini