00:00 18 Febbraio 2011

Le combinazioni teleconnettive che hanno portato gli inverni più freddi del secolo

Scorrendo i dati di archivio inerenti un secolo di inverni appare chiara una collocazione ricorrente dei centri motore oceanici. Anche il Sole e la stratosfera però ci mettono lo zampino.

Cosa avevano in comune gli storici inverni 1928-29, 1955-56, 1984-85 piuttosto che quelli un po’ più recenti del 1992-93 e del 2005-06?
Certo tutti quanti hanno portato sull’Italia un gran freddo e neve più o meno abbondante ma non solo.

Se andiamo a scartabellare mappe e statistica d’archivio, salta inevitabilmente all’occhio una combinazione di indici teleconnettivi sorprendentemente simile e ricorrente che ci permette senz’altro di stilare il pattern (modello) tipico che mette il nostro Generale in condizioni di sfoggiare il suo miglior repertorio.

Abbiamo osservato inoltre che il terreno di coltura per un vero inverno viene preparato nel "backstage" mesi addietro e già in autunno le temperature superficiali degli oceani dovrebbero presentare ben precise anomalie (SSTA).

In Atlantico la configurazione tipo vede l’area scandinava e le coste occidentali europee bagnate da acque più fredde della norma. Ciò favorisce la formazione di un robusto anticiclone sulla Scandinavia la cui importanza sta nel deviare la corrente a getto verso il Mediterraneo facendola scorrere sul continente senza permetterle dunque di ricevere influenza dall’azione mitigatrice dell’oceano.

Nel settore nord-occidentale dell’Atlantico risultano determinanti acque più calde nel mare del Labrador e più fredde in quelle poste a sud di Terranova. Questa disposizione, oltre a modificare a sua volta l’uscita del getto dal continente nord-americano, favorisce lo schema di NAO negativa. Se la NAO (oscillazione della pressione ai due capi dell’Atlantico) diventa negativa le perturbazioni riescono ad entrare più decise sul Mediterraneo, soprattutto se vi trovano acque più fredde (SSTA-).

Passando all’oceano Pacifico risulta senz’altro determinante l’azione di Nino e Nina. Ricordiamo che il Nino (o la Nina) indicano acque più calde (o più fredde) della norma al largo di Perù ed Ecuador. In particolare tutti gli inverni gelidi mostrano una Nina di moderata intensità, con maggiore concentrazione di acque fredde nel settore orientale del Pacifico (Nina East).

Decisive anche acque tropicali mediamente più fredde del normale, a parte il settore del Pacifico occidentale. Questa piscina calda infatti favorisce l’innesco della MJO (Madden Julian Osillation, indice della convettività tropicale) e la limita alle fasi 6-7-8, ossia quelle più indicate a mantenere lontani da noi gli anticicloni subtropicali.

Non dimentichiamoci la premiata ditta QBO negativa e minimo solare oppure QBO positiva e massimo solare. Ricordiamo che la QBO indica l’oscillazione biennale dei venti stratosferici, orientali nella fase negativa, occidentali in quella positiva.

Autore : Luca Angelini, adattamento Alessio Grosso