00:00 13 Settembre 2002

La nube tossica, l’Europa e l’Asia: cerchiamo di capirci qualcosa di più

Asia ed Europa: inquinamenti a confronto

Milano, anni 60, il cielo sopra la città è schermato da uno strato compatto e grigiastro di smog, con prevalenza di solfati. C’è molta più nebbia grazie ad una maggiore presenza di nuclei di condensazione.

L’inquinamento è notevole, l’aria è quasi irrespirabile ma non ci sono centraline di rilevamento e la gente si avvelena senza saperlo.
L’allarme sui rischi per la salute arriva solo nel 76 con la tragedia di Seveso, dovuta alla diossina.

Negli anni 80 viene ridotta l’emissione di solfati, la nebbia si dirada, il cielo diviene più terso ma il pericolo ora ha un altro nome: nitrati.

Briciole però in confronto a quanto accade in Asia oggi.
L’uomo brucia combustibili fossili: petrolio, carbone, gas naturale, legna, emettendo miliardi di tonnellate di anidridde carbonica nell’atmosfera.

Le condizioni di povertà e miseria in cui versano molte zone dell’India non sono nemmeno lontanamente immaginabili per un europeo che viva in una città come Francoforte, Londra, Stoccolma o Roma.
La gente brucia l’immondizia per riscaldarsi, le condizioni igieniche sono disastrose, siccità ed alluvioni si ripetono a ritmi ormai impressionanti.

In un mondo in cui la lotta per la sopravvivenza quotidiana è il primo pensiero, l’ultimo sarà quello dell’inquinamento ambientale. La tradizione religiosa impone il sacro rispetto dei bovini che infatti raggiungono una presenza di quasi 200 milioni di capi.

Sarebbero i loro peti ed i loro escrementi ad aumentare l’inquinamento da metano nella misura del 20% su scala mondiale. Anche le risaie del Laos, della Cambogia, della Cina, del Vietnam contribuiscono in maniera considerevole all’aumento della concetrazione di metano. Pensate che vi sia un capillare controllo delle fonti inquinanti?

Ma non c’è solo il metano, l’industrializzazione in genere di questi territori ha condensato una tale miscela di inquinanti che da alcuni anni una vasta nube tossica si è innalzata negli strati medi della troposfera e rimane lì in sospensione, così come era avvenuto in Kuwait e in Iran dopo l’incendio senza fine dei pezzi petroliferi durante la Guerra del Golfo all’inzio degli anni 90.
Era la stessa cappa di smog che sino ad alcuni anni fa era presente anche sull’Europa, sia pure in forma meno evidente e che ancora oggi avvolge metropoli come Città del Messico.
La nube si sta estendendo: potrà raggiungere l’Europa?
Assolutamente no!

Vi spieghiamo perchè: la circolazione globale è dominata da diversi piccoli centri-motori: tra i 45 e i 60° di latitudine nei due emisferi prevalgono circolazioni occidentali legate alla cellula di Ferrel, cioè il flusso delle correnti si muove da ovest verso est.

Fra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno dominano gli alisei, che nel nostro emisfero spirano da NE e in quella australe da SE. La zona di convergenza intertropicale è infatti sede di intense correnti ascensionali con piogge frequente e vegetazione lussureggiante.

All’altezza ai 25°C di latitudine il flusso d’aria in quota diventa discendente e pertanto abbiamo la formazione di zone anticicloniche dette sub-tropicali che determinano estese situazioni di tempo stabile e siccità. Si parla di cellula di Hadley.

All’altezza dei 60° nord e sud abbiamo zone di bassa pressione responsabili del passaggio delle perturbazioni alle medie latitudini, mentre nelle zone polari domina l’alta pressione. Si parla allora di cellula polare.

La formazione di serpeggiamenti nel flusso delle correnti favorisce gli scambi di calore tra le regioni delle zone settentrionali e quelle più meridionali. In più bisogna inserire nella circolazione i venti periodici, cioè i monsoni che favoriscono ad esempio le precipitazioni sull’India nel periodo estivo con correnti da SW e tempo secco d’inverno quando spirano da NE, cioè dall’Himalaia verso Mare Arabico e Golfo del Bengala.

Da quanto si evince sarebbe davvero arduo per la nube raggiungere anche attenuata le zone europee. Con la prevalenza di correnti da SW sull’India al momento non se ne parla.
Si può pensare ad una redistribuzione della massa d’aria durante il periodo invernale ma per giungere sino a noi dovrebbe prima raggiungere l’Equatore con gli alisei, essere catapultata a 5000 m, ridiscendere nella zona dell’alta sub-tropicale nord-africana, raggiungere l’Italia in seguito all’attivazione di intense affluenze meridionali in concomitanza a richiami sciroccali pre-depressionari.

Poniamo invece che riesca ad essere catturata da correnti occidentali e che dalla Cina raggiunga le Hawaii e da lì i Caraibi. Catturata dalla Corrente del Golfo potrebbe viaggiare verso l’Europa? Fantameteorologia. Solo se la nube fosse sulla Russia e ci trovassimo in inverno con una prevalenza di correnti orientali al suolo, potremmo ritrovare la nube in avanzamento verso l’Europa centrale, come accadde nel 1986 con Chernobyl.

Insomma davvero un odissea che appare poco probabile, questo non è però un buon motivo per concludere qualunquisticamente:”non è affar nostro!”.

Le conseguenze per l’India, il Bangladesh e la Birmania potrebbero tradursi in una diminuzione delle piogge, dovuta ad un minor riscaldamento del mare, oltre ad un ulteriore aumento della mortalità infantile per malattie respiratorie anche di matrice cancerogena.

Quanto ai risvolti climatici su vasta scala sarà opportuno attendere dati e rilevazioni sul posto prima di avventurarsi in dichiarazioni affrettate e superficiali.
Autore : Alessio Grosso