00:00 12 Novembre 2013

La depressione di VENERDI: analisi comparata

Ecco la depressione di venerdì vista dai due principali modelli presenti in rete: l'americano e l'Europeo.

Il Mediterraneo diventerà sede di depressioni? Beh, a giudicare dalle analisi disponibili, la cosa ci appare più che probabile.

Dopo il vortice che impegnerà fino a mercoledì parte del centro-sud, una nuova minaccia si profilerà da nord nei prossimi giorni; altra aria fredda pronta a fare il suo ingresso nel Mediterraneo, con tutte le conseguenze del caso.

Questa volta la colata sarà molto più occidentale e formerà una depressione tra il Mar Ligure e l’alto Tirreno nella giornata di venerdì. Stabilire l’esatta posizione del perno perturbato non è mai cosa facile. Per questo motivo ( e per redigere una previsione maggiormente attendibile) ci affidiamo alle interpretazioni dei due modelli principali presenti in rete: l’americano e l’europeo.

Non ci sono grosse differenze di vedute, ma sappiamo che in questi casi basta una piccola oscillazione del minimo barico per avere grosse interferenze in campo previsionale.

Secondo il modello americano, il perno della depressione si formerà lunedì mattina tra il Mar Ligure e la Riviera di Ponente, con i fenomeni ( anche a carattere temporalesco) che si innescheranno sul Golfo già nella notte su venerdì, per poi propagarsi al resto del nord-ovest in giornata.

Questa situazione porterebbe termiche leggermente più elevate per una maggior invadenza delle correnti sciroccali che scorreranno come sempre sul fianco destro della depressione. Di conseguenza, la neve cadrebbe a quote leggermente più alte.

 

 

 

Secondo il modello europeo, la depressione si formerà leggermente più a sud-est, tra il Mar Ligure e l’Isola d’Elba.

I fenomeni inizierebbero non dal Ligure ( come ipotizza l’americano) ma dal nord-est e si propagherebbero poi al nord-ovest stante l’arretramento della goccia fredda, previsto per il mezzogiorno di venerdì.

Questa evoluzione porterebbe più freddo e la neve a quote abbastanza basse sul nord-ovest, con una possibile punta sopra i 400 metri nel Cuneese. Anche le correnti calde sciroccali sarebbero meno invadenti.

Al momento riteniamo più probabile la tesi del modello europeo: 60% contro il 40% dell’americano. Faremo ovviamente il punto con i prossimi aggiornamenti.

Autore : Paolo Bonino