00:00 1 Dicembre 2014

L’anticiclone faceva sembrare gli inverni più freddi, nebbia ridotta dal maltempo

La nostra memoria sul tempo è troppo corta.

La vera novità degli ultimi inverni e degli autunni è stata la mancanza quasi totale di periodi anticiclonici, quelli che favorivano la serenità del cielo e la dispersione del calore durante la notte in atmosfera limpida, con conseguenti gelate e brinate nelle vallate.

Si accusava quell’anticiclone di essere un prodotto del global warming antropico, di portare nebbia cancerogena, desertificazione sulle Isole Maggiori, assenza di neve sulle Alpi, inversioni termiche che accumulavano ogni tipo di veleni nelle grandi aree urbane.

Le domeniche a piedi sono nate a causa degli anticicloni, così come le targhe alterne. E si diceva che tutto questo avrebbe comportato razionamenti idrici, piogge concentrate tutte in un brevissimo periodo e disastrose, mentre dal 2000 ad oggi è stata molto di più la pioggia a far parlare di sè che gli anticicloni.

Loro sembrano scomparsi, quei mostri da 70 giorni di bel tempo non si vedono più, ed è per questo che la nebbia si è ridotta, non solo perchè l’aria è diventata anche un filo meno inquinata, non solo perchè è in corso un’urbanizzazione e una cementificazione selvaggia, ma perchè è scomparso la grande protagonista degli anni 90: l’alta pressione.

E’ logico a questo punto che, non essendo l’Italia a ridosso della Scandinavia e muovendosi il tempo da ovest ad est, ecco che a portare la pioggia ci pensano correnti miti e se le depressioni pescano aria calda dal deserto, ci scaldiamo e non poco, ma tanto.

La pioggia sta bagnando anche il nord Africa perchè in un mondo più caldo probabilmente anche loro potrebbero beneficiare di precipitazioni più abbondanti e vedere la vegetazione esplodere, il Sahara infatti non è sempre stato un deserto.

In un mondo più freddo certamente ci sarebbero altri vantaggi, ma anche altrettanti svantaggi, come abbiamo ripetuto più volte:  il freddo porta con sè molte malattie, carestia, crisi economica per alcuni Stati, prosperità per altri che potrebbero esportare di più negli Stati costretti a rinunciare ad un certo tipo di coltivazioni, ma fa bene ai ghiacciai, al business degli sport invernali, ad evitare fenomeni estremi e distruzione di territori fragili. 

Il caldo ci consentirebbe di risparmiare soldi per riscaldarci d’inverno, ma potrebbe favorire la diffusione di alcune malattie, fondere completamente i nostri ghiacciai, aiutare certe nazioni anche del nord Europa a coltivare prodotti al momento ancora impensabili, insomma l’elenco è lungo…

Quello che conta è capire che la situazione attuale di eccezionale mitezza è figlia di un vortice polare molto attivo, indomabile, di una grande instabilità nell’area mediterranea, favorita da un mare tiepidino e, come già detto, dalla mancanza dell’anticiclone, quello che durava settimane o mesi e trasformava la Valpadana e molti fondovalli alpini ed appenninici in autentiche ghiacciaie.

E’ chiaro che così la sensazione di vivere l’inverno c’è tutta, sia pure non ovunque, ma era falsa, mentre non è detto che questa fase così dinamica ma mite, non prepari invece una svolta verso il freddo nel corso dei prossimi anni, causata da un vortice polare sempre più intenso ed esteso verso sud.

 

Autore : Alessio Grosso