00:00 29 Settembre 2004

L’anidride carbonica favorisce la crescita delle foreste?

Secondo uno studio israeliano, l'attività industriale darebbe inaspettatamente una mano alla crescita degli alberi

In Medio Oriente purtroppo si combattono guerre sanguinose tristemente note all’opinione pubblica. Forse non tutti sanno che in Israele, da anni si combatte anche un altro tipo di battaglia, di genere “ambientalista”. Nella speranza di avere a disposizione più terreno produttivo per la popolazione, si cerca con ogni mezzo di strappare al deserto zone aride per renderle verdi e fertili.

Nel corso degli anni sono state sperimentate diverse tecniche e altre teorie sono in fase di studio. Un team di ricercatori israeliani del Weizmann Institute’s environmental science ha pubblicato una sorprendente ricerca sulla rivista “Global change biology”.

Le attività antropiche emettono ogni anno circa 22 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera. Di questo enorme quantitativo, più o meno la metà risulta dispersa, non se ne ha traccia nella misura della crescita di CO2.

Calcolando che gli oceani ne assorbono circa 4 miliardi di tonnellate, che fine fanno i restanti 7 miliardi? Gli scienziati hanno scoperto che la foresta di Yatir, piantata ai margini nel deserto Negev 35 anni fa, si sta espandendo ad un ritmo inaspettato.

L’ipotesi è che in tutto il mondo, anche altre foreste si stiano velocemente espandendo in zone aride, fagocitando quella fetta di anidride carbonica che manca all’appello.

Gli studiosi del Weizmann hanno scoperto che la foresta di Yatir è un serbatoio di CO2 e che ne assorbe un quantitativo pari a quello ingoiato dalle altre foreste cresciute su terreni più fertili. È un risultato del tutto inatteso, dal momento che si è sempre creduto che nelle regioni aride gli alberi crescessero molto più lentamente e assorbissero molta meno CO2.

Gli scienziati hanno fornito questa spiegazione: come è noto, le piante hanno bisogno di anidride carbonica, per realizzare la fotosintesi da cui ricavano parte del nutrimento per crescere, per averla devono però dilatare al massimo i pori delle foglie e di conseguenza perdere grandi quantitativi di acqua per evaporazione.

La pianta è di fronte a un dilemma “shakespeariano”: ha bisogno più dell’acqua o dell’anidride carbonica? L’incremento di circa il 30% di CO2 nell’atmosfera, registrato dall’inizio della rivoluzione industriale, ha spinto le piante ad un’importante “decisione”.

Poiché nell’aria è presente più anidride carbonica, non c’è bisogno di aprire al massimo i pori nelle foglie per assorbirla, basta solo una piccola apertura. In questo modo si limita la perdita d’acqua, mantenendo il terreno più umido e favorendo la crescita degli alberi anche in terreni precedentemente asciutti. Si innesca quindi un meccanismo di maggior assorbimento della CO2.

Rimangono da valutare attentamente i rischi legati ad un aumento sconsiderato di vegetazione in terreni solitamente molto secchi. Come è noto, anche le zone desertiche contribuiscono all’equilibrio ecologico e meteorologico del Pianeta. Se ponderata con saggezza, potrebbe essere un’affascinante soluzione per alcuni problemi ambientali che ci affliggono.
Autore : Simone Maio