00:00 8 Novembre 2016

L’alta pressione delle Azzorre: una scomoda presenza autunnale e invernale sul nostro Paese…

Da diversi anni i nostri inverni sono sempre caratterizzati dalla presenza più o meno massiccia dell’alta pressione delle Azzorre, portatrice di aria inquinata e assenza di piogge, sempre in agguato e pronta ad entrare in azione sul nostro Paese: è l’inizio di un nuovo trend o si tratta semplicemente di cicli climatici?

Vi ricordate le irruzioni fredde da est, con l’alta pressione Russa distesa a ricoprire parte dell’Europa centrale, con il flusso atlantico basso di latitudine che interessava il vicino Atlantico e la Penisola Iberica? Quasi sicuramente si, anche perché situazioni del genere determinavano diffuse nevicate anche in pianura ed il freddo permaneva per giorni e giorni, prima di un successivo riscaldamento.

Anche negli anni 80 queste situazioni si verificavano con una certa frequenza, mentre a partire dal 1990 sono diventate un’autentica rarità.

Che la situazione a scala europea sia cambiata in questi ultimi anni è sotto gli occhi di tutti e questo cambiamento si evidenzia maggiormente nel periodo invernale. Le ondate di freddo sono effimere, le nevicate in pianura molto più rare e soprattutto si registra una drastica diminuzione delle precipitazioni sul nord Italia.

Volendo analizzare più tecnicamente la situazione, risulta molto difficile stabilire le cause di questo cambiamento, ma osservando i grandi centri di alta e di bassa pressione dislocati a scala europea, non si può fare a meno di notare alcune cose.

L’alta pressione delle Azzorre, presenza estiva per eccellenza che ci consente di godere del solleone di luglio e agosto, in questi ultimi anni risulta molto presente anche nel periodo invernale. Il suo territorio di competenza nel semestre freddo dovrebbe essere relegato all’Atlantico portoghese se non più a sud, con la Penisola Iberica meta delle perturbazioni oceaniche, foriere di tempo perturbato.

Se osserviamo la sua posizione nel corso degli ultimi inverni, ci accorgiamo che tale figura stabilizzante, che nulla ha di invernale, si trova spesso troppo a nord. Addirittura in questi ultimissimi anni, la sua presenza è talmente ingombrante che costituisce addirittura un blocco per le normali correnti perturbate atlantiche. Le sue continue puntate verso le Isole Britanniche innescano addirittura ondate di freddo sull’Europa centrale e sull’Italia.

Questo tipo di irruzioni da nord hanno carattere effimero: esaurita la colata fredda l’alta pressione tende del 90% dei casi a spanciare sul Mediterraneo, determinando vertiginosi aumenti termici, specie in quota. 

Come se non bastasse, le regioni del nord Italia si trovano spesso sottovento alle correnti settentrionali e questo rende aridi gli inverni dei settori alpini italiani e della Pianura Padana.

Anche le perturbazioni atlantiche che di tanto in tanto si presentano sull’Europa, devono fare i conti con la distorsione delle correnti operata sempre dall’alta delle Azzorre; di conseguenza la loro penetrazione sul Mediterraneo non è spesso garantita ed i fenomeni risultano effimeri e transitori.

A tutto ciò si associa anche l’innalzamento del flusso perturbato atlantico, incapace di indirizzare peggioramenti seri sul nostro Paese, ma soprattutto la cronica mancanza dell’alta pressione russa, il grande artefice degli inverni degli anni 60 e 70!

Questo grande anticiclone termico, salvo brevi e fugaci apparizioni, risulta incapace di distendersi in direzione dell’Europa centrale e determinare ondate di freddo intense e prolungate.

Una domanda ora sorge spontanea: si tratta di un nuovo trend climatico oppure è solo un ciclo che sarà destinato ad esaurirsi? A questa domanda è assai difficile rispondere.

Premettendo che il clima non cambia da un decennio all’altro, risulta difficile pensare che si tratti di un cambiamento radicale di circolazione. Alcuni studiosi ci provano, tirando in ballo la Corrente del Golfo, altri mettono sotto accusa il vortice polare che da diversi anni risulta troppo “profondo”. La tesi più probabile, comunque, è che si tratti di un semplice ciclo climatico di durata imprecisata.

Infine, il pensare che tutto ciò sia dovuto alle attività umane e problemi connessi (effetto serra e altro) è ancora tutto da dimostrare, anche se effettivamente qualche timore inizia a sussistere.

Autore : Paolo Bonino