00:00 1 Agosto 2006

Intervista all’Esperto: mari più caldi, la natura si adatta, ma l’uomo…

Consueta chiacchierata con Luca Savorani.

REDAZIONE: I mass media come sempre tendono a proporre notizie in stile terroristico. Ma il cambiamento climatico sta veramente cambiando la vita presente nei nostri mari?

SAVORANI: reduci da molte ondate di calore e da giorni consecutivi di dominio anticiclonico con temperature spesso sopra la media, una regola che ci accompagna ormai da diversi anni, anche i nostri mari cominciano a risentirne di questi ripetute fasi anomale. Acque in superficie sempre più calde che tendono ormai a propagarsi a zone più profonde dei nostri mari, determinando un cambiamento nelle abitudini
degli esseri viventi che abitano i fondali sottocosta, con la comparsa di nuove specie spesso di origine tropicale.

REDAZIONE: Ma dove si sono registrate le anomalie termiche più elevate?

SAVORANI: In assoluto i mari più caldi sono risultati il Mar Ligure e parte delle coste della Provenza con valori di oltre cinque gradi sopra le medie del periodo. Anche il litorale dell’alto Tirreno tra il Lazio e la Toscana sono risultati ampiamente sopra le medie con temperature che spesso hanno sfiorato i 29°. Ma anche i mari del nord Europa stanno soffrendo di profonde anomalie termiche derivate dal persistente flusso di correnti africane verso le alte latitudini.
Discostamenti positivi dalle medie che sul Mar Baltico e sul Mare del Nord hanno spesso superato i 6 gradi. Tutto ciò determina inevitabili conseguenze per la flora e la fauna marina di tutte queste zone.

REDAZIONE: Quali sono le conseguenze dirette di tali anomalie sulla fauna e sulla flora dei nostri mari?

SAVORANI: Prevalentemente il cambio dell’habitat per i microorganismi subacquei, pesci, molluschi e alghe; una possibile lenta invasione di qualche specie tropicale.

Un classico esempio è la recente ricomparsa dell’alga ostreopsis, che stà facendo tremare il turismo balneare ligure.
L’alga appartenente alla famiglia delle Dinoficee, l’Ostreopsis è il genere di una microalga di origine tropicale. Ama le temperature elevate e la luce: per questa ragione si sviluppa soprattutto sotto costa nei primi metri d’acqua dalla riva. La fioritura di tali alghe, provoca la diffusione di milioni di cellule per litro di acqua e avviene solo per la contemporanea presenza di più fattori tra cui l’abbondanza di nutrimento, l’alta pressione atmosferica, condizioni di mare calmo e luminosità prolungata,le calde e assolate giornate di luglio sono state, dunque, condizione ideale.

Queste alghe producono tossine responsabili principalmente del ciguatera, una neurointossicazione che può causare moria di pesci e invertebrati e indurre uno stato morboso acuto nell’uomo caratterizzato da vertigini, febbre alta, dilatazione delle pupille,
tosse, irritazione delle vie respiratorie e dissenteria se si ingeriscono organismi a loro volta intossicati sia cotti che crudi
visto che le tossine per la loro natura termostabile non vengono distrutte dalla cottura del cibo.

REDAZIONE: Si tratta quindi di una vera emergenza?

SAVORANI: La presenza di alghe velenose nel Mediterraneo è accertata da tempo, in Italia almeno dal 1989, da quando il fenomeno ha iniziato ad interessare i mari dell’Alto Adriatico dove è regolarmente monitorato e il Mar Ligure. Il fenomeno però ha una durata molto limitata nel tempo e decresce vistosamente al primo calo termico per poi sparire completamente verso la fine di agosto.

Buone notizie per i bagnanti dato che dalle ultimie analisi è molto probabile che entro pochi giorni l’allarme possa rientrare definitivamente e l’alga sparire dai nostri lidi.
Autore : Luca Savorani