00:00 12 Novembre 2012

In viaggio tra nebbie, garbino, primavera e temporali

Il viaggio come riscontro del tempo che fa davvero.

Un conto è scrivere: "maltempo su tutto il nord", un conto è specificare "su quasi tutto il nord" e nel sommario avvertire che l’Emilia, specie quella orientale e la Romagna sarebbero rimaste in parziale e temporanea ombra pluviometrica, trovandosi sottovento rispetto alle forti correnti di Libeccio che soffiavano in quota.

Chi, vivendo in Romagna, ha seguito un certo tipo di informazione generalista e sabato si è trovato di fronte il sole anzichè la pioggia battente che cadeva aldilà dello spartiacque appenninico e su diverse zone del settentrione, chissà cosa avrà pensato. Non avrà perso tempo a commentare se conosce gli effetti del Garbino, se invece non gli fosse chiaro cosa sia e cosa provoca, avrà fatto la solita riflessione: "hanno sbagliato in pieno le previsioni". In realtà stava andando tutto secondo copione.

Purtroppo in Italia l’informazione scientifica, al di fuori dei siti settoriali, è sempre molto superficiale, così come sono superficiali le nozioni di meteorologia che sono state recepite dalla popolazione sia a scuola (quasi nulle) che nel vissuto quotidiano. Eppure, così come tutti si sentono allenatori della nazionale italiana, tutti si sentono in grado di formulare previsioni in base a quanto vedono sopra le loro teste. E dalla presunzione di essere più bravi del meteorologo, nasce la derisione per chi fa questo lavoro da anni, mai preso troppo sul serio, se poi ci si mette anche qualche addetto ai lavori ad esasperare e drammatizzare le situazioni, i media ci sguazzeranno e la situazione si aggraverà ulteriormente.

Sabato mattina 10 novembre sono partito da Milano sotto una pioggia battente per raggiungere Acqualagna (PS), percorrendo tutta l’Emilia-Romagna e portandomi dunque sottovento la catena appenninica. Le precipitazioni già cessavano all’altezza di Lodi, ma il richiamo umido da SE nei bassi strati, seguitava a mantenere il cielo invisibile sino a Bologna, il Libeccio spirava sopra, sotto c’era questa sorta di cappa di nebbia alta.

Da Castel San Pietro la situazione cambiava radicalmente: via le nubi basse, dentro il sole con un po’ di nuvolosità cirriforme, tantissimi lenticolari, segnali di foehn appenninico ben innestato e temperatura che schizzava dai 9°C di Milano ai 17°C di Cesena. Stesso copione sino ad Acqualagna ed una bella giornata di primavera, un altro mondo rispetto a quanto stava accadendo al nord e sul Tirreno settentrionale.
Nella notte su domenica il Libeccio soffiava ancora più grintoso in quota e nei bassi strati e si faceva sentire anche lo Scirocco. Il risveglio però, qui sul versante adriatico, era di quelli da sogno: 21°C e cielo solo parzialmente nuvoloso. Il fronte freddo però ormai premeva, sarebbe entrato a breve.

Lo testimoniava la caduta del vento e i temporali colpivano ora anche le Marche con saette di quelle che ti fanno sobbalzare sulla sedia. Durava poco però e il sole tornava a ritagliarsi qualche spazio per farsi ammirare. Il rientro a Milano nel primo pomeriggio era caratterizzato da residui rovesci in un cielo caotico ma lavato e nei bassi strati sino a Piacenza il vento aveva rimosso quei deprimenti strati bassi che invece resistevano ancora tenacemente tra Melegnano e Milano città, qui nessuno si è accorto del trambusto sui cieli italiani: il cielo era quello che avevamo lasciato sabato mattina. 

Autore : Alessio Grosso