00:00 18 Ottobre 2007

In un clima più caldo il SAHARA potrebbe rinverdire, con il freddo rischio ARIDITA’ (e presto potremmo… raffreddarci)

Quello che forse molti non sanno.

“Con un Sahara fertile, l’Africa farebbe un salto di qualità sotto il profilo economico e dell’aspettativa di vita inimmaginabile”. Sono parole del Presidente libico Muammar Gheddafi. Forse nemmeno lui sa che in un mondo più caldo questo sogno potrebbe avverarsi, come del resto già avvenne in passato.

Già il passato…
L’età della Terra si può stimare in circa cinque miliardi di anni. Limitandoci all’ultimo milione (il QUATERNARIO) sappiamo che esso è stato caratterizzato da fasi glaciali ed interglaciali (cioè più calde).

Durante questi periodi caldi le temperature erano superiori di almeno un paio di gradi a quelle che si riscontrano attualmente e in quel periodo al massimo si poteva parlare di effetto serra naturale.

I periodi glaciali del Pleistocene (il periodo più antico del QUATERNARIO) sono probabilmente 4 (alcuni dicono 5) denominate con i nomi di 4 affluenti danubiani:
-GUNZ 600 mila anni fa
-MINDEL 480 mila anni fa
-RISS 280 mila anni fa
-WURM 40 mila anni fa

La glaciazione wurmiana terminò 20.000 anni fa e fu seguita da una più piccola (lo Younger Dryas) 12.000 anni fa.

Andiamo avanti: tra l’8000 e il 4000 a.C si è vissuto il periodo dell’optimum climatico, in cui probabilmente le temperature erano superiori di 3°C rispetto a quelle attuali, si parla di “optimum climatico”; in questo periodo è probabile che la grande quantità di vapore acqueo fosse sospinta da venti umidi verso il Sahara provocando piogge importanti e rendendolo fertile come dice GHEDDAFI.

Dunque il caldo può senz’altro aiutare alcune zone della Terra a diventare più fertili, non a desertificarsi, come ci dicono molti ambientalisti.

Da allora però il clima è andato gradualmente raffreddandosi in una sorta di altalena che riassumeremo così:
Dal 4000 al 3000 più fresco (comunque 2°C più di oggi)
Dal 3000 al 2200 di nuovo più caldo (2-5°C più di oggi)
Dal 2200 al 500 più fresco (1.8°C più di oggi)
Dal 500 a.C all’800 d.C altalena climatica
Dall’800 al 1430 optimum climatico medievale
Dal 1430 al 1850 PEG piccola età glaciale

Poi riscaldamento sino ai giorni nostri salvo effimero calo tra il 1960 e il 1975.

In ogni caso non bisogna considerare queste epoche come dei compartimenti stagni in cui fece solo e sempre freddo, anche in fasi fredde non mancarono anni caldi e viceversa.

Facciamo qualche esempio:
si parla tanto di siccità al nord-ovest come di qualcosa di anomalo e segno incontestabile di un cambiamento climatico “negativo” passateci questo termine.
Eppure se andiamo a verificare quanto accaduto in passato scopriamo che furono ben 15 le stagioni veramente SECCE dal 1870 ad oggi sul nord-ovest, addirittura nell’autunno inverno 1878-1879 non piovve dal 5 dicembre al 28 marzo.

Chi ricorda poi le primavere perturbate e fredde del 1965, del 1980, del 1974 e del 1978?

Un gruppo di ricercatori danesi ha scoperto, già nel 1980, analizzando i campioni di ghiaccio e in particolare attraverso la minore o maggiore concentrazione di ossigeno 18, che negli ultimi otto secoli vi sono stati cicli climatici ogni 80 anni e ogni 180 anni.

I ricercatori hanno previsto quasi alla perfezione il temporaneo riscaldamento dell’inizio del secolo scorso (interrotto dalla fase più fresca tra il 1960 ed il 1975) e quello attuale; secondo i loro calcoli, la fase calda durerà sino al 2015, poi entreremo in una duratura fase fredda.

Altri scienziati, quasi a conferma di tale previsione, hanno ipotizzato un ciclo di 13.000 anni, con una fase fredda a dividere due fasi calde. In questo secolo per loro cade il periodo in cui si dovrebbe vivere una fase più fredda, niente a che vedere però con una grande glaciazione, il cui tempo di ritorno è di circa 1000 anni.

L’associazione scarso ossigeno 18 e massiccia presenza di polvere nei rilievi eseguiti nelle zone polari fa pensare che una fase fredda sia accompagnata da una maggiore aridità sul Pianeta e dunque da fasi siccitose più gravi di quante se ne riscontrino normalmente in un clima più caldo.

Anche su questo bisognerebbe meditare.
Autore : Alessio Grosso