00:00 12 Febbraio 2013

Il terrore della neve

Vero e proprio terrore cittadino quello della neve.

Ne abbiamo già parlato ma ad ogni nevicata tornano i "nemici" dei fiocchi bianchi. Sono i portinai degli stabili, gli spazzaneve, gli spargisale. Li vedi tutti accanirsi contro quel sottile strato bianco che si è fatto largo con fatica tra i quartieri cittadini surriscaldati e si è depositato dopo ore di lunga battaglia sull’asfalto caldo, a rendere un po’ meno scialbo il paesaggio urbano.

Subito si sono dati da fare in tutti i modi per rimuovere quell’indesiderato visitatore, lo hanno fatto con acrimonia, determinazione e rabbia. Il messaggio è chiaro: la neve sulla città non deve cadere e se cade va rimossa subito, senza pietà. Fa niente se i marciapiedi sono lerci, se l’odore che emanano è qualcosa di indecente perchè nessuno li lava, ma la neve deve essere annientata.

Così per godersi la città vestita di bianco occorre rimanere svegli durante la notte, perchè di notte i comuni mortali dormono e nessuno si sognerà di spalar neve dalle strade. I moralisti diranno che è un discorso inopportuno, infantile, romantico, che le conseguenze della caduta di una vecchietta sull’asfalto innevato possono anche risultare fatali, ma francamente ci si chiede perchè la vecchietta non possa attendere almeno il giorno dopo per uscire di casa, così come diceva un medico anni fa a mia zia Antonietta di 92 anni: "signora, se el fioca, che la stia a casa".

Aldilà di questo c’è anche da chiedersi quanto incida la rimozione rapida della neve nelle aree urbane nell’economia del riscaldamento globale? Molto, perchè tutte le stazioni meteorologiche cittadine ne saranno influenzate.

Un suolo innevato di fresco con il cielo sereno favorisce una dispersione notevole di calore, se asportiamo quella neve, rispetto alle campagne, verrà ancor più esaltato l’effetto di isola di calore, se la neve fosse lasciata lì invece garantirebbe anche in città temperature minime decisamente più basse. Su questo punto il contributo umano al riscaldamento è dunque notevole.
 

Autore : Alessio Grosso