00:00 24 Giugno 2010

Il “riverbero” dell’asfalto

Spieghiamo un fenomeno curioso che si manifesta nelle giornate più calde.

Andando in macchina nelle ore centrali di una bella ma calda giornata estiva, può capitare di osservare quelli che a prima vista sembrerebbero dei veri e propri laghetti d’acqua sulla strada in prossimità dell’orizzonte; mano a mano che ci avviciniamo a queste “pozze” però esse spariscono con gradualità, fino a farci finalmente capire che effettivamente esse non esistono.

Che cos’è successo? Siamo di fronte ai primi sintomi di un colpo di calore? No, abbiamo semplicemente osservato un vero e proprio miraggio, che si genera attraverso lo stesso meccanismo che dà vita ai più tipici miraggi dei deserti africani. Tutto dipende dal fatto che l’asfalto (e così anche la sabbia) è un materiale ad elevatissima capacità termica; questa caratteristica fa sì che esso, sotto l’azione del sole, si scaldi molto rapidamente, creando un sottile strato di aria rovente appena al di sopra del suolo.

Ma a seconda della temperatura l’aria assume un coefficiente di rifrazione diverso, e di conseguenza la diffusione della luce avviene con modalità differenti; addirittura in caso di asfalto surriscaldato, andando dall’alto verso il basso, l’indice di rifrazione della luce, invece che salire con estrema lentezza, tende a scendere molto rapidamente. In poche parole la luce emessa da un qualsiasi oggetto, invece di percorrere una linea retta, arriva al nostro occhio seguendo una curva più ampia.

Questo cosa provoca? Le immagini che vediamo normalmente al di sopra dell’orizzonte (paesaggi, macchine, ecc.) vengono riflesse (e rovesciate) anche sull’asfalto, dandoci la sensazione della presenza al suolo di altri oggetti, posti in posizione curiosa all’interno dei fantomatici ma inesistenti “laghetti”. Quando ci avviciniamo con la macchina ai miraggi, essi stessi tendono a sparire perché la differenza di indice di rifrazione fra lo strato d’aria arroventato e quello soprastante non ci appare più così netta, o semplicemente perché al nostro occhio arriva il riflesso dell’asfalto stesso, e notiamo solo una debole “fibrillazione” (illusoria) del suolo.

Autore : Lorenzo Catania