00:00 30 Maggio 2007

Il riscaldamento globale potrebbe portare ad un grande raffreddamento in alcune zone della Terra?

Tratto dal rapporto del Dr. Robert B. Gagosian, Presidente e Direttore del Woods Hole Oceanographic Institution. Pubblicazione a solo scopo divulgativo.

Nei due decenni appena trascorsi abbiamo sentito parlare molto dei cosiddetti gas-serra e dell’idea che il nostro pianeta si stia riscaldando gradualmente.

Un nuovo pensiero però, poco conosciuto e scarsamente apprezzato dai politici e dai leaders economici, ed anche dalla comunità degli scienziati naturalisti e sociali, sta prendendo gradualmente credibilità grazie anche ai dati che stanno man mano convalidando certe ipotesi.

Il Riscaldamento Globale potrebbe attualmente portare ad un grande raffreddamento in alcune zone della Terra.

Se l’atmosfera continuasse a riscaldarsi potrebbe presto scattare un drammatico ed improvviso raffreddamento su tutta la regione Nord Atlantica – dove è situato il 60% dell’economia mondiale.

Con la parola “drammatico” si intende dire che le temperature medie invernali potrebbero scendere di 5 gradi Fahrenheit su gran parte degli Stati Uniti, e di 10 gradi nella parte orientale degli stessi Stati Uniti e su tutta l’Europa.

Questo sarebbe sufficiente a far scendere i ghiacciai dalle Alpi e, d’inverno, a far gelare le acque di fiumi e di porti e a stringere le linee navali nord atlantiche nella morsa del ghiaccio.

Tutto ciò sarebbe sufficiente a sconvolgere le linee di trasporto terrestre ed aereo, a causare una enorme, ed esponenziale, crescita del fabbisogno di energia elettrica, e a costringere le tecniche di coltura agricola e di pesca a grandi ed urgenti cambiamenti.

In poche parole il mondo e l’economia mondiale dovrebbe cambiare drasticamente.

Quando si dice “improvvisamente” si intende dire che questi cambiamenti potrebbero avvenire nell’arco di una decade, e che potrebbero persistere per centinaia di anni.

Tutti noi potremmo assistere a questo cambiamento nella nostra vita, e i nostri figli, nipoti e pronipoti potrebbero ancora doversi confrontare con essi.

Quando si dice “presto” significa che negli anni passati, compreso quest’ultimo, abbiamo assistito a sinistri segnali che ci indicano che potremmo aver imboccato la strada verso un pericoloso precipizio.

Studiando il clima della Terra nel passato possiamo evidenziare come ci siano stati dei cambiamenti molto rapidi, e non graduali, da un tipo di clima all’altro.

Quello di cui stiamo parlando non è niente di nuovo, è già accaduto nel passato della Terra e accadrà nuovamente.

La chiave di lettura per capire questi “scatti climatici” sta nell’osservare che il clima terrestre è creato e mantenuto da un sistema dinamico di parti interagenti ed in movimento.

La prima, quella di cui sentiamo più parlare dai meteorologi e che siamo abituati a tenere sotto osservazione tramite i satelliti, è l’atmosfera che, come sappiamo, fa circolare il calore e l’umidità intorno al globo.

Ma in realtà l’atmosfera ridistribuisce solo metà dell’energia che la Terra riceve dal Sole.

L’altra metà viene trasportata intorno al nostro pianeta da un sistema di circolazione altrettanto importante ed imponente, ma meno conosciuto: gli oceani.

L’oceano muove enormi quantità di calore in tutte le parti della Terra come fa l’impianto di riscaldamento o di raffreddamento nelle nostre case.

L’atmosfera e gli oceani sono partner paritari nel creare il clima terrestre, solo che l’atmosfera è una lepre, mentre l’oceano è una tartaruga.

I cambiamenti rapidi della circolazione atmosferica causano tempeste, irruzioni fredde ed ondate di calore, che possono durare svariati giorni.

Gli oceani, d’altro canto, possono impiegare anni, decenni o anche millenni perché avvenga una completa ridistribuzione.

Ma l’oceano è una grande tartaruga, esso immagazzina calore 1000 volte di più che l’atmosfera.

Così i cambiamenti nella circolazione degli oceani possono occupare la scena planetaria su larga scala e per lungo tempo.

Un esempio a cui siamo familiari è El Niño. Ogni 3-5 anni, le condizioni oceaniche cambiano, e le temperature superficiali della parte orientale del Pacifico tropicale diventano più calde.

Anche l’atmosfera sopra l’oceano cambia. El Niño ricombina il modo di circolazione dei venti e delle precipitazioni, causando effetti distruttivi come siccità, inondazioni, tempeste ed incendi di foreste. Non vogliamo sottovalutare El Niño e tutti i suoi effetti disastrosi che, purtroppo, causano sofferenza e distruzione per miliardi di dollari, ma El Niño ha una durata relativamente breve, uno o due anni.

I cambiamenti a cui ci stiamo riferendo riguardano il Grande Nastro Trasportatore Oceanico, che è il maggiore sistema di circolazione di calore di tutto il pianeta.

La grande Corrente del Golfo, nell’Atlantico, è parte di questo sistema, essa trasporta l’equivalente, in volume, di 75 fiumi come il Rio delle Amazzoni, portando il calore assorbito ai tropici, prima lungo la costa orientale degli Usa, e poi ad est, verso l’Europa.

Quando la calde e salate acque della corrente del Golfo, raggiungono latitudini più fredde cedono il loro calore all’atmosfera. L’atmosfera nella regione nord atlantica si riscalda fino a 10 gradi Fahrenheit. I venti prevalenti trasportano il calore verso est fin dentro l’Europa.

Questo spiega anche uno dei motivi per cui Londra sia più calda di Calgary, che si trova alla sua stessa latitudine, e di Edmonton, e perché abbia inverni più caldi di New York, che si trova centinaia di chilometri più a sud.

Quando le acque della Corrente del Golfo raggiungono il Labrador, la Groenlandia e gli altri mari nordici, perdendo il loro calore, diventano più fredde e dense.

Esse, inoltre, sono anche relativamente salate (data l’elevata evaporazione subita alle latitudini tropicali).

L’acqua salata è più densa dell’acqua dolce, così l’intera massa salata e raffreddata inizia ad immergersi verso le profondità oceaniche.

Quando questa massa di acqua fredda raggiunge gli abissi essa fluisce nelle profondità oceaniche dall’Atlantico settentrionale verso sud fin nell’Atlantico Meridionale.

La discesa di questa enorme volume di acqua salata e fredda fornisce una spinta al Grande Nastro Trasportatore, formando inoltre un “vuoto” in superficie che viene prontamente riempito da nuova acqua calda e salata dalle latitudini meridionali verso nord.

La grande maggioranza di noi crede che il sistema climatico terrestre abbia sempre funzionato in questo modo e che sempre funzionerà allo stesso modo.

Ma questo non è vero.

Infatti il Nastro Trasportatore Oceanico ha già smesso di funzionare in passato.
Da carotaggi fatti nei ghiacciai Groenlandesi e dallo studio dei sedimenti organici stratificatisi nei fondali marini si è scoperto che 12800 anni fa le acque Nord Atlantiche si raffreddarono drammaticamente.

Questo raffreddamento delle acque avvenne nel giro di un decennio e di conseguenza si raffreddò l’intera regione Nord Atlantica, il freddo durò per 1300 anni.

Questo periodo è chiamato Younger Dryas, ed è solo uno dei periodi in cui il clima della Terra è cambiato molto rapidamente da condizioni di caldo a condizioni di freddo.

Ci sono state continue interruzioni e ripartenze nel Nastro Trasportatore.
Queste transizioni avvengono nel giro di 3-10 anni.
I periodi freddi sono durati da 500 a 1000 anni circa.
Tali oscillazioni nelle temperature dell’oceano sono avvenute con regolarità.

L’ultima avrebbe causato la piccola era glaciale che dal medioevo fino al 1840 causò un forte raffreddamento proprio sull’Europa con conseguenze anche nel resto del pianeta.

Cambiamenti repentini nel clima europeo, ma di minore entità, sarebbero riconducibili, comunque, anche al solo indebolimento della Corrente del Golfo.

Un altro modo di guardare il sistema climatico della terra è quello di vederlo come un semplice e continuo sistema di bilanciamento.

Come la maggior parte dei sistemi dinamici, la Terra ricerca uno stato stabile. E cercherà di restare nello stesso stato finché non interverrà qualcosa a cambiarlo.

Piccole oscillazioni nelle temperature, normalmente, vengono compensate con oscillazioni opposte.

Questo avviene, però, finché il sistema riesce a funzionare.

La causa del malfunzionamento, che in realtà potrebbe essere, lo stesso, inquadrato in un’oscillazione di compensazione del sistema dinamico globale più ampia, sono le cosiddette “acque fresche” (le acque dolci che si riversano in mare).

Se si riversa troppa acqua dolce, dovuta all’aumentata portate dei fiumi, allo scioglimento dei ghiacciai artici (diminuiti in volume del 40% nelle ultime decadi), il risultato sarà quello di desalinizzare l’acqua del Nord Atlantico rendendola meno densa e fermandone l’inabissamento.

Quindi la Corrente del Golfo rallenterà o devierà più a sud, e gli inverni nella regione Nord Atlantica saranno significativamente più freddi.

Ora ecco l’allarme.

Negli anni passati i monitoraggi e le analisi fatte dagli oceanografi hanno evidenziato una desalinizzazione crescente delle acque Nord Atlantiche, specialmente nell’ultima decade.

Nuovi dati del Woods Hole Oceanographic Institution e dei colleghi del British Centre for Environment, Fisheries, and Aquaculture Science, hanno riportato importanti cambiamenti di salinità fin dal 1960.

Il Nastro Trasportatore sta portando sempre più acqua dolce nelle profondità.
Le profondità possono assorbire una grande quantità di acque fresche, come una spugna.
Ma fin dal 1970 l’equivalente di 20 piedi extra di acque fresche di superficie nel Nord Atlantico è stata trasportata negli abissi, e in modo maggiore negli anni 90.
Una spugna satura per tre-quarti può assorbire ancora acqua.
Ma quando la spugna sarà completamente satura non potrà più assorbirne.

Ad un certo punto l’Atlantico Settentrionale non assorbirà più acque dolci ed inizierà ad accumularle in superficie.

Quando questo accadrà il Grande Nastro Trasportatore si sarà inceppato.
Questi recenti segnali di variazione della salinità dell’oceano Atlantico Settentrionale e la diminuzione delle temperature della Corrente del Golfo, anche negli ultimi anni e mesi, rappresentano il più grande e drammatico cambiamento nelle proprietà dell’oceano che mai siano sate misurate in tutti gli oceani del globo.

Misurazioni effettuate nel Mare Groenlandese indicano un rallentamento nell’affondamento della corrente del 20% rispetto agli anni 70 ed una diminuzione delle temperature costiere.

A quale percentuale si fermerà il meccanismo? Al 25 %? Al 40%?

Ma quello che è sicuro è che il cambiamento sarà repentino, perché, se le correnti in affondamento rallentano, meno acqua calda e salata del Golfo potrà affluire, accelerando notevolmente il processo fino ad un improvviso “spegnimento”.

Nel Febbraio 2002 ad un Meeting Mondiale di Oceanografi, nuovi dati sulla desalinizzazione del Nord Atlantico hanno spinto gli scienziati ad affermare che i livelli di densità si stanno avvicinando considerevolmente al punto critico in cui l’acqua smetterà di affondare.
Autore : Massimiliano Santini