00:00 9 Gennaio 2008

Il punto su un gennaio mite, umido e a tratti piovoso

Ad una settimana dal "giro di boa" della stagione invernale, nonché del suo mese più freddo per antonomasia, scattiamo un'istantanea di questa fase meteorologica.

Per molte regioni italiane sembrerebbe più fine novembre che non gennaio inoltrato. Infatti, dopo una seconda metà di dicembre all’insegna di freddo e neve, con colpo di coda su Capodanno e giorni immediatamente a seguire, siamo entrati in una nuova fase meteorologica, dominata dalle miti correnti medio-atlantiche.

Risultato: netto aumento termico, umidità alle stelle, foschie dense, tappeto di nubi persistente su gran parte d’Italia e ciclici affondi perturbati conditi dall’altalenante balletto della temperatura sempre pronto a far oscillare la quota-neve intorno a quelle altitudini critiche per lo sci di media montagna. E’ gusto il caso di ricordare che ieri l’altro in Valle d’Aosta cadeva pioggia a 1700 metri…

Ora il vortice polare si presenta in splendida forma, gli anticicloni prossimi alla sede mediterranea sembrano vivere una fase di torpore, e per le correnti occidentali sospinte dalla corrente a getto è un gioco da ragazzi farsi beffa del clima di mezza Europa. I miti aliti centro-oceanici giungono fin sulla Russia europea, e non è un caso che l’anomalia termica positiva riguardi gran parte dell’Europa centro-meridionale, est compreso.

Insomma, non è il massimo che gli addetti ai lavori della stagione sciistica in Italia potevano chiedere al mese più freddo dell’anno. E gli amanti degli sport invernali non sono naturalmente da meno. Però di pioggia se ne avvertiva proprio il bisogno, dopo mesi di deficit idrico, specie su alcune zone, nord-ovest in primis. E poi in quota di neve ne è arrivata abbastanza, in particolare sull’arco alpino occidentale. Diciamo che i problemi di innevamento riguardano essenzialmente le quote medie e il versante tirrenico dell’Appennino Centrale, finora poco interessato dalle nevicate ed esposto alle miti correnti occidentali di questo periodo. Altrove il problema, semmai, è la tenuta del manto bianco (caduto abbondante in precedenza), con temperature sovente superiori allo zero e con il rischio valanghe salito al grado 3 su diverse zone.

Il quadro previsionale non aiuta: per almeno una settimana il nostro tempo sarà dettato da questo trend, che ci farà compagnia almeno fino al “giro di boa” della stagione fredda, fissato per la metà del mese. Ci saranno molte nubi, passaggi perturbati, transito di nuclei depressionari in via di rapido colmamento, anse anticicloniche con momenti soleggiati ed oscillazioni termiche che manterranno la temperatura comunque al di sopra della media del periodo, ora più, ora meno. In particolare, sono e saranno i valori minimi a risentire di questa situazione, con le gelate notturne divenute già un lontano ricordo per le aree di pianura e collina.

Potrebbe sembrare l’inizio del disgelo; in realtà la stagione ha tutto il tempo per mostrare ancora il suo volto migliore, e dar l’inverno per spacciato alla seconda settimana di gennaio potrebbe rivelarsi un’intuizione poco saggia…
Autore : Emanuele Latini