00:00 9 Gennaio 2013

Il passaggio del 15-16 gennaio: dove potrebbe nevicare?

Si fanno sempre più chiari i segnali di un cambio abbastanza deciso di circolazione che interverrà sul Paese già a partire da questo week-end. La graduale strutturazione in Europa di un'ampia saccatura colma di aria fredda in quota potrebbe determinare entro martedì 15 e mercoledì 16 il primo passaggio perturbato con neve quasi in pianura su alcune aree del nord. Ipotesi modello inglese ECMWF e modello americano GFS a confronto.

Quelle che sino a pochi giorni fa erano ancora incertezze, quest’oggi sembra esserci qualche garanzia in più. Gli effetti di una veloce attenuazione del lobo canadese del Vortice Polare porterà un raffreddamento abbastanza sensibile dell’Europa già a partire da questo fine settimana. L’indebolimento del flusso zonale sul vicino oceano Atlantico consentirà all’anticiclone delle Azzorre di risalire gradualmente verso nord determinando la discesa sin verso l’Europa centrale di una massa d’aria fredda artica-marittima.

Questo tipo di massa d’aria è caratterizzata da valori di temperatura piuttosto freddi soprattutto in quota. Negli strati prossimi al suolo la temperatura tende a salire abbastanza velocemente impedendo così di raggiungere temperature estremamente gelide rispetto a quanto succede con le masse d’aria fredda continentale. Questa particolare caratteristica rende l’aria polare marittima molto instabile, caratterizzata dal possedere geopotenziali bassi favorendo la formazione di corpi nuvolosi e precipitazioni.

Una profonda iniezione di aria artica-marittima determinerà lo scavarsi di una intensa saccatura nel cuore dell’Europa con la formazione di diversi impulsi perturbati che a più riprese interesseranno anche il nostro Paese. Il primo della serie è previsto venerdì 11 con effetti principalmente sull’arco alpino e un episodio di Favonio sulle regioni del nord. Il secondo è atteso domenica 13 portando precipitazioni abbastanza diffuse sul centro e sul nord con neve a quote basse ma probabilmente ancora non in pianura (tranne forse sul Piemonte). 

Il passaggio sul quale si concentra questa analisi è previsto tra martedì 15 e mercoledì 16. L’Italia già da qualche giorno sarà stata inglobata dalle spire della depressione frutto dell’imponente discesa di aria fredda che dalle regione polare si riverserà verso il vecchio continente. I geopotenziali tenderanno a scendere ancor di più con un’ulteriore limata termica prevista su tutti i livelli atmosferici compreso il suolo. Questo costante "ritocco termico" verso il basso consentirà (forse) la comparsa della neve sino a quote pianeggianti su alcuni settori del nord.

Questa previsione data la lunga distanza temporale alla quale si riferisce è ancora dominata da considerevoli margini di incertezza ma riteniamo utile segnalarvela. Questa mattina ritroviamo i due principali modelli di previsione deterministica proporre scenari diversi sul passaggio previsto. Nonostante sia l’americano GFS che l’inglese ECMWF  "individuino" il passaggio della settimana prossima, diversi sarebbero gli effetti sul territorio italiano a seconda dell’una o l’altra ipotesi.

Nella fattispecie il modello americano GFS propone un’entrata dell’aria fredda più occidentale. In questo caso il minimo di bassa pressione al suolo andrebbe a collocarsi sull’alto mar Tirreno tra Corsica, Liguria e Toscana influenzando lo stato del tempo di diverse regioni del nord. Sarebbero quindi prognosticabili delle chance di neve in più su diverse zone di val Padana con particolare riferimento all’Emilia Romagna, parte della Lombardia ed il Piemonte occidentale laddove agirebbe il fenomeno dello stau. Le isoterme previste diverrebbero gradualmente più fredde. (sino a -5 a 850hpa)

Il modello inglese ECMWF propone un’evoluzione assai più rapida con fenomeni limitati ai settori più esposti (Emilia Romagna in primis) segnatamente alla giornata di martedì 15.

I rischi di questa previsione: l’entrata dell’aria fredda sul Mediterraneo avverrebbe solo una volta aggirato il baluardo alpino. Il grosso dell’aria fredda sarebbe così costretto a riversarsi sui nostri mari attraverso la valle del Rodano determinando un calo della temperatura che sull’Italia risulterebbe limitato alle regioni del nord e parte del centro. Il rischio è rappresentato proprio dall’effetto arginamento imposto dalle Alpi. In queste situazioni i modelli a lungo termine tendono spesso a sottovalutare la presenza del rilievo montuoso correggendo il tiro quando si passa da previsioni a lunga scadenza sino a previsioni su breve termine con un ritocco delle temperature verso l’alto.

Quando saremo più vicini alla scadenza previsionale sarà da valutare dettagliatamente quali isoterme (temperature) saranno effettivamente presenti sulle regioni settentrionali al momento dell’arrivo delle precipitazioni, in modo da dettagliare con esattezza le varie quote neve.

 

 

 

 

 

 

Approfondimenti su: https://www.meteolive.it/news/Prima-pagina/1/L-inverno-rialzera-lentamente-la-testa/40045/ di Alessio Grosso.

Autore : William Demasi