00:00 17 Dicembre 2015

Il mistero (svelato) degli anticicloni MOSTRO e le prospettive concrete…

Lo spostamento verso nord della cella di Hadley all'origine del mutamento climatico profondo sul nostro Paese.

La Cella di Hadley è un tipo di circolazione che coinvolge l’atmosfera tropicale generando un’ascesa di aria calda nei pressi dell’Equatore che, dopo essere risalita fino ad un’altezza di circa 10-15 km, si sposta verso i tropici dove ridiscende verso la superficie e si dirige nuovamente verso l’Equatore.

Il flusso di aria che si muove dai tropici verso l’Equatore subisce, a causa della forza di Coriolis, una deviazione verso ovest, originando gli alisei; la zona dove convergono gli alisei prende il nome di zona di convergenza intertropicale o ITCZ.

Alle nostre latitudini il trasporto di energia avviene per mezzo figure depressionarie ed anticicloniche; si tratta di una circolazione che ha verso opposto rispetto a quella tropicale e prende il nome di cella di Ferrel.

La circolazione che avviene entro i 30° di latitudine viene chiamata cella di Hadley. Nei pressi della tropopausa, durante il moto dell’aria verso i poli, il flusso è deviato verso est a causa della forza di Coriolis dando origine alle correnti a getto subtopicali che si muovono da ovest verso est, così come alla superficie il flusso d’aria diretto verso l’Equatore subisce una deviazione verso ovest dando origine agli alisei.

Dopo aver scaricato il suo contenuto nelle zone equatoriali l’aria, ormai secca, prosegue il suo moto verso i poli fino alle latitudini di circa 30° dove inizia la discesa verso la superficie riscaldandosi e provocando un’ulteriore diminuzione dell’umidità relativa. Tutte queste componenti rendono le zone subtropicali particolarmente aride; la maggior parte dei deserti infatti è concentrata in questa fascia.

Si ritiene che da almeno 25 anni la linea di convergenza intertropicale si sia spinta maggiormente verso nord, così come la fascia anticiclonica subtropicale ad essa collegata. La conseguenza è che gli anticicloni coinvolgono maggiormente il nostro Paese, indipendentemente dall’attività del vortice polare che, con le sue perturbazioni, scorre molto più a nord.

Naturalmente l’anomalia non è sempre presente, altrimenti saremmo tutti morti di sete, ma quando si instaura può persistere per mesi e dare origine a gravi situazioni siccitose. In pratica è come se si sperimentassero le condizioni di stabilità che vivono quasi quotidianamente le aree desertiche africane. A forzare questa risalita potrebbero contribuire non poco gli episodi di NINO nel Pacifico. 

Il quadro barico mostrato anche stamane dal modello europeo evidenza una volta di più questa anomalia, anche se il fisiologico e prepotente abbassamento del flusso perturbato atlantico che si verifica generalmente nel periodo natalizio potrebbe avere temporaneamente la meglio sull’anticiclone tra Natale e Santo Stefano, portando un po’ di pioggia al nord e sulla Toscana ed anche qualche nevicata sul settore alpino.

 

Autore : Alessio Grosso