00:00 22 Settembre 2003

Il grande dilemma dell’effetto-serra: ma quanto incidono veramente le attività dell’uomo sull’ambiente?

Il micro-clima (e il topo-clima) è cambiato ma gli effetti macro-climatici non sarebbero solo da imputare all'uomo ma ad un ciclo naturale del pianeta.

Ne abbiamo discusso molte volte anche su MeteoLive; spesso lo si fa in ascensore con gli inquilini del proprio stabile, oppure a cena in famiglia o in macchina andando in lavoro mentre siamo in fila sulla tangenziale o sul raccordo anulare; dopo la solita sequela di luoghi comuni, comincia a balenarci per la mente la domanda più importante:
“Quanto abbiamo inciso e quanto stiamo veramente incidendo sull’ambiente?”

Fate allora un esperimento: prendete la vostra macchina e uscite verso la periferia della vostra città: quello che dieci anni fa era un prato, ora è diventato un moderno quartiere di palazzi residenziali, mentre sono nati come funghi centri commerciali, strade asfaltate nate dal nulla, uffici a 12 piani, villette a schiera, centri sportivi, etc.

“Là dove c’era l’erba ora c’è..una città”, dice Celentano nel ragazzo della via Gluck e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà?

A Milano c’è un lunghissimo viale in onore di Lorenteggio, che si protende verso la periferia sud-occidentale, collegandosi con diversi comuni limitrofi, ove una volta regnava incontrastata la nebbia, giacchè tutto era prato e campo, una parte di quel parco agricolo sud Milano, creato in questi anni miracolosamente per fare in modo di preservare i pochi ettari di terreno riamsti immuni dall’urbanizzazione.

Lungo questo asse viario, si è costruito di tutto, c’era persino una chiesina nei campi, ora fa parte della città e funge quasi da sparti-traffico, è la parrocchia di San Protasio al Lorenteggio, l’ultimo segno di un micro-clima che non c’è più.

Negli ultimi 10 anni la presenza della nebbia su questo tratto si è infatti drasticamente ridotta e il raggio d’azione delle sacche d’aria fredda che permettevano alla città di godersi qualche bella nevicata senza il bisogno degli afflussi artici da est, si è sensibilmente ristretto.

Questo discorso potrebbe valere anche per una zona della vostra città.
L’anno scorso salii su un taxi a Stazione Termini a Roma e dissi al tassinaro di portarmi a forte Bravetta, quartiere davvero periferico, ma non pensavo tale da farmi rispondere dl taxista: “ma nun c’è stato mai niente là, quella mica è Roma, è sicuro che l’indirizzo sia giusto?”

Come vedete il riscaldamento, l’anidride carbonica, le polveri in sospensione, la giungla d’asfalto, la nostra irrefrenabile voglia di espanderci, ha sicuramente modificato il micro-clima, ma se dovessimo estendere questo discorso su scala globale, non basterebbe un anno per leggere tutte le teorie e le contro-teorie, i fiumi d’inchiostro e di parole che si sono sprecate per collegare l’uso indiscriminato dei gas serra con l’aumento della temperatura globale.

Facciamo solo un esempio:
gli scienziati dicono che l’aumento della temperatura provocherebbe lo scioglimento dei ghiacci della tundra.
Si teme che con il calore la tundra possa asciugarsi e liberare nell’atmosfera enormi quantità di metano, potente gas ad effetto serra.

Il metano si forma dal carbonio presente nel suolo.
Eì dimostrato che il 15% di tutto il metano presente nel suolo si trova nei terreni ghiacciati della tundra.

Tuttavia, ecco la scoperta che va in controtendenza: le analisi effettuate sui campioni di suolo prelevati nella tundra delle Isole Aleutine, alla largo dell’Alaska, dimostrano che in un terreno più asciutto l’emissione di gas metano diminuirebbe anzichè aumentare, risultando in gran parte assorbito dai microbi presenti al suolo.

La disputa continua…
Autore : Alessio Grosso