00:00 16 Dicembre 2008

Il freddo è scomparso, tornerà? Andiamo a vedere dove si è nascosto

Dopo la calata dei primi rigori invernali che hanno portato la prima neve fin sulle pianure del nord, le temperature hanno subìto un inesorabile rialzo. E il freddo dove è finito? Andiamo a cercarlo.

Sicuramente con il trambusto sollevato da questa prolungata fase di maltempo che ha gettato molta apprensione soprattutto a causa di neve in montagna, pioggia e fiumi in pianura, abbiamo notato che la neve, caduta invero abbondantissima, ha pian piano disertato le basse quote per arroccarsi in montagna, prevalentemente sulle Alpi.

Ora, passata la fase più concitata di questo parapiglia perturbato, qualcuno inizia ad accorgersi che i primi freddi respirati alcuni giorni fa sono letteralmente spariti, soppiantati da un’aria che sa di mare perfino nel centro di Milano, da poco imbiancato da una bella nevicata.

Insomma lo Scirocco selvaggio di questi giorni si è mangiato non solo l’aria artica giunta con la sua prima bella irruzione della stagione ma ha addirittura divorato il classico inossidabile (quasi) e celebre “cuscino freddo” della val Padana.

E allora il freddo dove si è ficcato? E’ sparito? La classica legge della continuità, cardine primo della fisica dell’atmosfera, ci fa sapere che la sua presenza sulla nostra Penisola è stata trasformata in energia. Sì, proprio quella che è servita per tenere in vita quel po po’ di minimi depressionari corazzati da altrettante perturbazioni.

Ora l’ultima di queste strutture si trova isolata, ossia non sta più ricevendo apporti freddi dalle alte latitudini. Questo permetterà alla sua giostra di girare ancora per qualche giorno finchè, terminata la benzina, dovrà chudere baracca e burattini e lasciare la parola all’anticiclone.

E il freddo? Tornerà? Per il momento il vortice polare sta facendo il pieno, concentrando entro le sue spire un enorme serbatoio di gelo. Starà poi alle onde atmosferiche che corrono lungo il Pianeta saper attingere da quel serbatoio per rifornire anche le nostre latitudini di quell’inverno tanto precoce, quanto sfuggevole.
Autore : Luca Angelini