00:00 21 Febbraio 2020

Il clima si può davvero manipolare?

In passato i progetti sul tavolo furono molteplici.

E’ possibile modificare il clima artificialmente? Quanto c’è di vero in questo interrogativo? Ci sono realmente progetti volti a fare del clima una macchina da guerra più potente dell’atomica?

Ho voluto affrontare l’argomento in APOCALISSE NERA, il romanzo edito da Mursia, che chiude la trilogia dell’apocalisse, apertasi nel 2003 con la pubblicazione di apocalisse bianca. Ebbene il libro, uscito nel 2006, prova a trasformare queste supposizioni, questi sospetti, in realtà e traccia scenari, neanche a dirlo, apocalittici, con la natura pronta a ribellarsi e con le prospettive di una carestia senza precedenti che travolge non solo l’economia ma le primarie fonti di sussistenza dei principali Paesi industrializzati, con il rischio di tornare ai tempi della clava e della pietra.

La modificazione artificiale del tempo è un progetto che parte da lontano, dagli anni 60, ai tempi della guerra fredda. Qualcuno proposte di bonificare le aree ghiacciate spruzzandogli sopra sostanze che assorbono la luce solare, ad esempio della fuliggine.
 
Il fine? Promuovere ad aree agricole zone altrimenti abbandonate a se stesse. Altra bizzarra proposta quella di spargere sugli specchi lacustri una pellicola chimica innocua ed insapore per impedire l’evaporazione dell’acqua ed averne così un maggior quantitativo a disposizione.

Ecco poi le bombe H utilizzate per spianare le montagne, ad esempio le Alpi, in modo da riorientare i flussi dei venti. Una delle più folli è sicuramente ascrivivile al russo Chernkov, che propose di usare navicelle spaziali per costruire un anello di polvere di Potassio intorno alla Terra simile a quello di Saturno. In questo modo si sarebbe realizzato il sogno dell’eterna estate con notevoli progressi agricoli.

Poi, negli anni 70, arrivò il progetto americano denominato STORMFURY, che aveva lo scopo di indebolire gli uragani sfruttando le proprietà dei cristalli di ioduro d’argento, che fungono da nuclei di congelamento per le goccioline sopraffuse nelle nubi temporalesche. In questo modo sarebbe stato liberato CALORE; da qui la creazione di un secondo occhio all’interno del ciclone; sarebbe aumentata la pressione nel nucleo centrale e si sarebbe colmato lo scarto barico tra centro e zone periferiche dell’uragano, perché il nuovo occhio avrebbe attirato verso di sé parte del carburante, cioè l’aria calda ed umida.

Come conseguenza i venti sarebbero stati meno violenti. I tentativi furono parecchi e qualcuno andò anche a buon fine; spesso gli uragani inseminati si indebolivano per alcune ore, poi riacquistavano potenza; occorrevano semine costanti ma c’era anche una legislazione severa su questo punto: non si poteva inseminare l’uragano che, nell’arco di ventiquattrore, avesse più di dieci probabilità su cento di raggiungere zone costiere abitate… Noterete che si tratta davvero di una sperimentazione singolare e il progetto venne ostacolato a tal punto da determinarne il fallimento.

Fu allora che il controspionaggio russo pare abbia individuato un progetto ben più ardito e segreto, di cui nessuno però sa fornire le prove concrete: H.A.A.R.P. (High-frequency Active Auroral Research), cioè «programma di ricerca attiva aurorale con alta frequenza». Per la verità HAARP esiste davvero, le antenne installate in Alaska secondo la tesi ufficiale studierebbero la ionosfera per ottenere un miglioramento nelle telecomunicazioni; altre nazioni lo fanno, come la Russia o il Giappone e in Europa la Norvegia a Tromsoe e l’Inghilterra a Steeplebush.

Il sito americano si trova a Gakona, circa 200 km a Nord-Est del Golfo del Principe Guglielmo; il terreno fu scelto nel 1993 da funzionari dell’Air Force e sono stati impiantati ben 180 piloni d’alluminio. Queste antenne sono capaci di trasmettere onde ad alta frequenza fino a quote di 350Km. La ionosfera è composta da materia rarefatta allo stato di plasma, cioè di particelle cariche (ioni), e ha la proprietà di riflettere verso terra le onde hertziane, in particolare nelle ore notturne e questo è molto utile per ascoltare le radio dei Paesi stranieri di notte in AM dato che la riflessione ionosferica permette ai segnali di scavalcare la curvatura terrestre.

Quindi HAARP si propone questo progetto: miglioramento di radar, comunicazioni, sistemi geofisici per la ricerca di petrolio. I russi da molti anni ritengono che gli Usa siano in grado di modificare il clima dell’Eurasia lacerando lo strato di ozono. Fra gli impieghi ufficialmente dichiarati del progetto HAARP vi è: la comunicazione militare con i sottomarini, che avverrebbe inviando segnali ad alta frequenza ed intensità, tanto da far vibrare la ionosfera (che funge come filtro dei raggi solari). Il segnale può anche essere usato per la tomografia di penetrazione del terreno (una sorta di radiografia della superficie) e quindi la rilevazione di attrezzature sotterranee, rifugi, strati differenziali geologici a diversi chilometri di profondità.

Si ritiene invece che quest’arma possa interferire con estese zone dell’atmosfera e quindi, secondo la logica militare, abbattere missili ed aerei. Rispetto al clima Haarp tace. Resta la nostra immaginazione: pensate dunque ad un NINO creato artificialmente dall’uomo, ad una modificazione della corrente del Golfo, ad una Nao stravolta, ad un nuovo regime barico, un’eccezionale piovosità in zone aride e al contrario siccità in altre notoriamente piovose? Se queste onde sono in grado di scaldare o comunque di produrre modificazioni molecolari in troposfera, allora è possibile che una zona di alta pressione venga rafforzata, che una perturbazione possa essere potenziata generando calore al suolo ed esaltando la crescita delle nubi cumuliformi responsabili dei rovesci temporaleschi.

Perchè allora non ricorrere ad una simile arma per attenuare gli effetti dell’effetto serra antropico e far risparmiare un sacco di miliardi agli Stati Uniti per adeguarsi alle restrittive misure pro ambiente adottate a Kyoto?

Il buon senso ci induce a pensare che se fosse veramente così facile agire sul clima gli americani (specie l’amministrazione Trump) avrebbero tentato in ogni modo di frenare l’avanzata degli uragani che sempre più spesso minacciano le piattaforme petrolifere o di predisporre un clima perfetto tale da mettere a tacere anche coloro che si battono per far decollare l’utilizzo delle energie alternative, mettendo da parte il petrolio.  

Autore : Alessio Grosso