00:00 6 Febbraio 2008

Il CLIMA DELLE ALPI. Le situazioni con correnti meridionali (PRIMA PARTE)

I microclimi alpini sono innumerevoli. L'azione indotta dall'arrivo di correnti provenienti da sud esalta ancor più le differenze orografiche e può produrre conseguenze molto diverse anche nel raggio di pochi chilometri

Le precipitazioni più abbondanti che si verificano sull’arco alpino sono causate da correnti di provenienza meridionale. La diversa incidenza delle stesse unitamente allo spessore verticale entro il quale si inoltrano le nostre montagne rende però questa classificazione, apparentemente semplice e diretta, molto complessa.

In alcuni casi infatti possiamo anche assistere a correnti meridionali che impongono uno sbarramento sui versanti sud alpini ma non vi determinano precipitazioni, nè tantomeno nuvolosità.

Anzitutto occorre focalizzare la curvatura che assumono i nostri venti nel momento in cui impattano la catena montuosa. In caso di correnti sospinte da un alta pressione la curvatura anticiclonica determina il fenomeno della subsidenza che agevola l’aria a moti di discesa.

Nel caso preso in esame, i nostri venti da sud forzano questo moto naturale verso il basso e l’aria viene indotta a invertire la marcia risalendo forzatamente i versanti meridionali delle nostre montagne. A seconda dei casi una pulsazione più o meno convinta può recare nuvolosità sparsa ma può anche rivelarsi insufficiente alla condensazione.

In particolari casi si assiste addirittura ad uno sbarramento secco, ossia ad una situazione che vede l’aria risalire i pendii ma subito ridiscendere sotto la vigorosa spinta verso il basso che preme dalle alte quote. Risultato: non si assiste ad alcuna formazione nuvolosa e solo un occhio fino riesce a comprendere il fenomeno grazie alla scarsa trasparenza atmosferica che denota un’aria comunque relativamente umida.

In altri casi (accade più spesso nel semestre freddo) le correnti meridionali possono limitarsi ad una distribuzione lamellare che sorvola l’inversione termica sovente presente in val Padana. In quel caso ci troviamo dinnanzi ad una situazione di sbarramento che vede la formazione di strati nuvolosi anche compatti a medio-bassa quota, orientativamente compresi al minimo tra i 1400-1800 e al massimo tra 2000-2500 metri a seconda dell’umidità che viene catturata dal flusso.

Alle quote superiori prevale l’azione diretta della subsidenza anticiclonica, il cielo si può presentare completamente sereno e le temperature più miti di quanto non lo siano a quelle inferiori. Anche in questo caso solitamente non sono contemplate precipitazioni.
Autore : Luca Angelini