00:00 11 Maggio 2011

I pericoli del vento: le raffiche, la turbolenza e il windshear

Il vento porta con sè masse d'aria in arrivo da luoghi lontani. A volte la sua turbolenza e la sua potenza crano pericoli non sottovalutabili per qualsiasi attività da svolgersi all'aria aperta.

Teso, a raffiche, turbolento, freddo, caldo. Numerosi sono gli epiteti riservati al fenomeno più comune tra gli eventi atmosferici quotidiani: il vento. Tutti gli spostamenti delle masse d’aria da una parte all’altra del globo avvengono a mezzo del vento. Essendo l’atmosfera un sistema tridimensionale, la componente di spostamento delle masse d’aria non avviene solo in orizzontale, anche se su questo piano se ne compie la stragrande maggioranza, bensì anche in verticale e in obliquo.

Lo spostamento del vento attraverso più livelli atmosferici fa del nostro simpatico fenomeno meteorologico un qualcosa di molto capriccioso. Quando però il vento abbandona i panni di un alito mansueto e gradevole e inizia ad arrabbiarsi, le cose cambiano e tutto quanto ruota attorno ad esso può diventare rapidamente pericoloso.

L’aumento della sua velocità anzitutto, implica contrasti molto vivaci su piccole estensioni di territorio e comporta alcune modifiche strutturali all’interno del vento stesso: prima conseguenza di questa alterazione della fluidità del vento sono le raffiche; più la differenza tra la massa d’aria in arrivo e la temperatura della superficie sopra la quale essa scorre è ampia e più il nostro vento sarà rafficato. Questo avviene in modo particolare allorquando aria fredda scorre su una superficie più calda. La presenza di bolle calde, ma anche le asperità stesse del terreno, creano turbolenza e dunque spezzettano il vento in raffiche successive e irregolari, talora anche di potenza doppia rispetto al vento medio.

Abbiamo introdotto il concetto di turbolenza: questa componente del vento risulta particolarmente evidente nel corso dei fenomeni temporaleschi, con il difficile rapporto di equilibrio e contrasto che sussiste tra le correnti ascendenti e quelle discendenti all’interno di un cumulonembo. Il tutto si può ripercuotere anche al suolo, soprattutto nel momento in cui le correnti fredde in uscita dal temporale tendono a sostituire quelle calde in ingresso.

Una forte turbolenza la ritroviamo anche quando un sostenuto vento orizzontale attraversa in perpendicolare una catena montuosa, come nel caso del Foehn alpino. L’attrito imposto dalla rugosità dei rilievi crea sul versante sottovento notevole vorticità verticale, vorticità che può divenire evidente nel caso l’aria sia sufficientemente umida, tale da permettere lo sviluppo di nuvolosità. I rotori nuvolosi che compongono i caratteristici altocumuli sottovento alla catena montuosa sono l’esempio concreto della pericolosa turbolenza in atto alle quote superiori.

Ultima ma non meno insidiosa caratteristica del vento: il windshear. Ben noto ai piloti d’aereo, il windshear è la differenza della velocità e della direzione del vento nello spazio. Le differenze si possono rilevare sia in verticale, ossia su quote diverse, sia in orizzontale, su luoghi diversi.

Questo "salto" improvviso del vento, è particolarmente insidioso per il volo, soprattutto in fase di decollo e di atterraggio, tanto che la statistica ci fa notare che la maggior parte degli incidenti aerei avviene in conseguenza alla destabilizzazzione dell’aeromobile in seguito a violento windshear.

Anche questo fenomeno è particolarmente evidente nel corso dei temporali; basti pensare alle violente correnti discendenti che si accompagnano ai rovesci (tecnicamente note come downburst) e che interessano ristretti corridoi verticali. Da notare infine che il windshear manipola anche le correnti ascendenti in ingresso nel temporale; il fenomeno può causare lo sviluppo di supercelle, ossia dei temporali più violenti in assoluto, con rotazione antioraria dell’intera massa temporalesca e probabile formazione di tornado

Autore : Luca Angelini