00:00 11 Marzo 2005

I cieli dell’11 settembre e l’impatto climatico delle scie aeree

Un nuovo studio conferma: le nubi prodotte dal vapore acqueo espulso, insieme ai gas combusti dai motori dei jet, hanno un piccolo ma significativo effetto sulle temperature giornaliere.

I tragici eventi che l’11 settembre 2001 colpirono gli Usa, ed in particolare la città di New York, nel suo centro Manhattan, provocarono tra l’altro la messa a terra dei voli commerciali per tre giorni dopo gli attacchi terroristici.

In quell’occasione l’università del Wisconsin-Whitewater ebbe la possibilità, ovviamente mai ipotizzata prima, di studiare l’effetto che le scie dei motori a propulsione hanno sul nostro clima.

“Era un’occasione dorata appannata” ricorda Patrick Minnis, uno scienziato atmosferico del centro di ricerca Langley Research Center (NASA) di Hampton, in Virginia.

Infatti, malgrado la ricchezza degli esperimenti effettuati, era stato virtualmente impossibile misurare l’effetto delle scie, perché il traffico aereo, specialmente nelle regioni maggiormente sorvolate quali l’Europa e l’America del Nord, non si era mai arrestato.

Le scie, se emesse dai motori a reazione nelle condizioni atmosferiche idonee, si trasformano in nubi ti tipo cirriforme.

I cirri naturali, nubi sottili ed allungate che spesso assomigliano a delle lische di pesce, impediscono alla radiazione riflessa dalla superficie terrestre di raggiungere lo spazio, riflettendola nuovamente verso il basso, e, in maniera minore, riflettono anche i raggi solari diretti su di esse.

Il gruppo di ricercatori americani ha comparato le temperature medie giornaliere (minime e massime), registrate sul Nord America dall’11 settembre al 14 settembre 2001, con le rilevazioni effettuate, in simili condizioni climatiche, nello stesso periodo di tre giorni tra il 1977 e il 2000.

Dal confronto si è riusciti a scoprire che la differenza termica, tra minime notturne e massime diurne, in periodo d’assenza delle scie, è stata di 1°C superiore rispetto alla media degli altri periodi individuati.

In pratica l’escursione termica è aumentata di 1°C perché le minime sono diminuite e le massime sono aumentate, ma la diminuzione delle minime è stata maggiore dell’aumento delle massime causando una diminuzione della temperatura media.

E tale differenza è salita a 1,8°C rispetto ai valori registrati nei giorni immediatamente precedenti e successivi ai 3 giorni di assenza dei voli.

I ricercatori ritengono che questi cirri artificiali, prodotti costantemente dagli aerei ad alta quota, dove sopravvivono spesso anche per molto tempo, siano in grado di provocare un potenziamento dell’effetto serra atmosferico sulle regioni sorvolate dalle linee aeree.

Infatti riescono ad indurre un minor riscaldamento per azione del Sole di giorno, ma, soprattutto, un minor raffreddamento per irraggiamento dal basso verso lo spazio, di notte, riducendo, in tal modo, l’escursione termica ed aumentando le medie giornaliere.

Questo effetto è trascurabile per quanto riguarda il bilancio termico globale, ma è importante localmente nelle regioni interessate (da Travis, D. J., Carleton, A. M & Lauritsen, R. G. “Contrails reduce daily temperature range. Nature”).

Inoltre, a mio avviso, c’è da fare un’altra importante considerazione: questa anomalia, infatti, potrebbe avere già influenzato, in modo anche notevole, i dati medi rilevati finora sull’andamento termico globale, soprattutto considerando che gran parte delle stazioni di rilevamento si trovano sotto ai corridoi aerei (se non addirittura negli aeroporti, che normalmente sono dei veri e propri incroci per le vie aeree).

Così, il traffico aereo, aumentato esponenzialmente soprattutto negli ultimi decenni e in continua e crescente ascesa, rischia di falsare sempre maggiormente, verso l’alto, i dati sull’andamento climatico terrestre, col pericolo di invalidare i risultati di molte delle ricerche fin qui effettuate.
Autore : Massimiliano Santini