00:00 3 Settembre 2012

Goccia fredda all’Italiana, ecco che fenomeni porta

Il "meteorologichese" spesso si forgia di una terminologia ai più incomprensibile, altre volte invece si appoggia a un gergo più intuitivo. E' il caso della nostra simpatica e nominatissima goccia fredda.

Tanto più un fenomeno è ricorrente quanto più la terminologia ad esso associata spazia nella fantasia più pura tirando fuori dal cappello diversi sinonimi o vocaboli presi in prestito da altre lingue, inglese in primis (anche a scapito del più antico ed aristocratico latino). Questi termini vanno poi a far parte del gergo meteorologico più o meno ufficiale, più o meno diretto e comprensibile.

Il discorso vale anche per la nominatissima "goccia fredda", altresì chiamata "cut off", "upper level low" o "kicker". Ma rimaniamo nella terminologia italiana, che ci è più congeniale: cosa significa goccia fredda? Per comprendere di cosa si tratta facciamo un piccolo passo indietro.

Le saccature che sfilano alle alte latitudini fanno capo al vortice polare e sono in perpetuo contrasto con l’esercito degli anticicloni che si fronteggiano dirimpetto sulla parte opposta della barricata ossia sulla sponda subtropicale. Ebbene lungo la linea di contatto tra queste due fasce climatiche scorrono le correnti a getto le quali, a causa soprattutto della rotazione terrestre, tendono a serpeggiare lungo i paralleli viaggiando da ovest verso est.

Questo permette lo sviluppo di onde atmosferiche i cui cavi, colmi di aria fredda appartenente al vortice polare, sono costituiti proprio dalle saccature citate poc’anzi. Ebbene, laddove la lunghezza d’onda supera un certo limite, queste onde tendono a rompersi rilasciando appunto "gocce", nuclei di aria fredda che, staccandosi dalla circolazione principale, inizieranno ad avere vita a sè fintanto che la loro energia (vorticità) sarà sufficiente a sostenerle.

Ma la caratteristica peculiare della goccia fredda sarà da ricercarsi essenzialmente nella sua collocazione tridimensionale. Il nostro minimo depressionario colmo di aria fredda infatti si troverà solo in quota senza alcuna traccia corrispondente al suolo. Questo determina spesso accesi contrasti a causa dell’aria fredda e pesante che, in altitudine, si trova al di sopra di quella calda e leggera al suolo.

Ciò destabilizza dunque la colonna d’aria e mette in moto una notevole turbolenza atmosferica con attive correnti verticali che, specialmente nella stagione calda, determineranno lo sviluppo di una fervente attività convettiva e temporalesca. L’aria fredda presente in quota verrà infatti rovesciata al suolo proprio dai temporali i quali avranno pertanto il compito di ristabilire l’equilibrio atmosferico perduto.

Autore : Luca Angelini