00:00 25 Maggio 2011

Global warming: ecco dove il fenomeno sta colpendo di più

Si conterebbero sulle dita di una mano gli angoli del Pianeta maggiormente coinvolti dai risvolti dal cosiddetto global warming.

Il cambiamento climatico in atto sta apportando modifiche all’assetto di alcuni territori, quelli che, vuoi per la loro particolare posizione geografica o per motivi più strettamente legati ai flussi delle correnti, ne hanno risentito di più. Gli studi effettuati e le rilevazioni che ne hanno permesso la validazione sono comunque ben lontani dalle immagini catastrofiche propinate da più parti per voler a tutti i costi sottolineare come un problema quello che in effetti è per buona parte figlia di una normale oscillazione climatica naturale.

Ora, non vogliamo in questa sede discutere i motivi che hanno causato questo trend del nostro clima, ma volgiamo solo focalizzare l’attenzione su tutti quei luoghi dove il riscaldamento del clima si è maggiormente palesato.

Il primo punto è una smentita: secondo diverse fonti legate alle tesi proposte riguardo al global warming, il Mediterraneo e le calotte polari sarebbero dovute essere quelle aree del Pianeta a maggiori rischio di cambiamento. In realtà non sono neanche menzionate negli studi, pur se l’Artico ha in effetti mostrato una inequivocabile tendenza ad un netto riscaldamento, così come dimostra anche il depauperamento delle distese glaciali e le costanti anomalie positive delle acque oceaniche rimaste scoperte dal ghiaccio.

Ma quali sarebbero allora questi luoghi dove il global warming ha dato il meglio di sè? C’è a esempio la Siberia, dove le temperature estive, sempre più spesso sopra lo zero, hanno causato il parziale scioglimento del permafrost, con modifiche strutturali della tundra. Possiamo anche citare i territori affacciati sull’oceano Indiano, in particolare tra l’India e il Bangladesh, dove i frequenti alluvioni legati ad una modifica della portata del Monsone estivo sono causa di vaste inondazioni, con diffusione delle malattie infettive e depauperamento dei raccolti.

La savana dell’Africa centrale sembra stia cedendo terreno al deserto del Sahara, a causa di una diminuzione delle piogge in quell’area a causa della modifica della posizione su cui si distende la cosiddetta linea di convergenza intertropicale, ovvero la fascia ove vanno a convergere gli Alisei e le relative piogge legate al clima tropicale. Lungo i tropici da segnalare anche l’anomalo sbiancamento dei coralli in Australia, fenomeno che sembra dovuto alla modifica delle temperature del Pacifico occidentale.

Non ultima ecco la situazione delle nostre Alpi, secondo gli ultimi studi destinate a separarsi in due settori climatici. Le alte quote, quelle poste sopra i 3500-4000 metri, riceveranno apporti nevosi più consistenti, mentre le basse vedranno invece una ulteriore diminuzione delle nevicate e l’arretramento delle fronti glaciali, il cui scioglimento non bilancerà a sufficienza gli apporti provenienti dai bacini superiori di alimentazione.

Autore : Luca Angelini