00:00 16 Dicembre 2004

Ghiacciai Alpi occidentali: riduzione notevole negli ultimi 20 anni, nelle Marittime del 91%

Interessante ricerca pubblicata sui quaderni dell'Aineva, l'associazione interregionale per lo studio della neve e delle valanghe.

Pubblichiamo oggi la riduzione di un esaustivo ed interessantissimo lavoro pubblicato dall’Aineva sulla situazione dei ghiacciai sulle Alpi occidentali. Se volete saperne di più o leggere integralmente il dossier vi rimandiamo al sito dell’Aineva (www.aineva.it)

A cura di Augusta Vittoria Cerutti
Membro del Comitato Glaciologico Italiano
I trecento ghiacciai delle Alpi Occidentali costituiscono il 42% della copertura glaciale del versante meridionale della Catena Alpina.

Al rilevamento del 1958 la loro superficie risultava di 23.757 ettari; nel 1975 a seguito di una fase climatica favorevole al glacialismo, si era accresciuta a 26.039. Ora è in atto una fase di contrazione degli apparati, risposta al sensibile aumento delle temperature in atto dal 1983.

Al rilevamento fotogrammetrico del “Volo Italia 1988-89” la copertura glaciale delle Alpi Occidentali risultava di 20.107 ettari. Si constata che le variazioni dei vari apparati non avvengono simultaneamente; i primi a subire le conseguenze tanto positive quanto negative delle oscillazioni climatiche sono i ghiacciai di piccole dimensioni. Di conseguenza nei settori in cui questi prevalgono, come nelle Alpi Marittime, l’attuale riscaldamento incide in modo molto pesante.

In quel tratto di Catena, fra il 1958 e il 1998 la copertura glaciale si è ridotta del 91%. Dove invece si presentano ghiacciai di ampie dimensioni la riduzione della superficie avviene in tempi più lunghi: sulle Alpi Lepontine la perdita di area glaciale, nello stesso periodo è del 26%; nelle Alpi Pennine del 21%; nelle Graie appena il 9%.

I ghiacciai del Monte Bianco nel 1989 erano addirittura ancora in crescita: la fase di contrazione prese inizio solo nel 1990 e da allora prosegue con ritmi assai preoccupanti. Se i tempi di risposta dipendono dall’ampiezza dei corpi glaciali è interessante risalire ai fattori a cui è dovuta tale ampiezza.

Fra di essi vi sono certamente l’altimetria delle creste sommitali e la morfologia dei versanti, ma di fondamentale importanza risulta essere l’altitudine a cui si stabilisce il limite climatico delle nevi persistenti. Esso è legato alla esposizione ai raggi solari e ai venti umidi ma anche alla stagionalità di questi ultimi in quanto le precipitazioni si scaricano sulla montagna sotto forma di neve solo quando lo zero termico staziona a quote moderate.

All’ ampio arco della Alpi Occidentali giungono a sud gli influssi del clima mediterraneo, a ovest quelli del clima atlantico, a nord-est quelli dei climi continentali, ciascuno con quantità pluviometriche e regimi diversi; ciò spiega la varietà dei caratteri che il glacialismo assume sulla Catena e di conseguenza come e perché la risposta degli apparati alle variazioni climatiche avvenga in tempi più o meno lunghi.
Autore : Report di redazione