00:00 10 Aprile 2004

Fienili trasformati in chalet: la parola ai lettori

Baite e disneyland in montagna: le vostre opinioni.

Le baite e gli alpeggi in abbandono lentamente si deteriorano trasformandosi in cumuli di legna e pietre, in tal modo il patrimonio culturale e storico che rappresentano scompare comunque; io credo che sia possibile ristrutturare le antiche baite senza per forza stravolgerne le caratteristiche strutturali, sono probabilmente necessari supporti legislativi specifici a difesa del paesaggio e del patrimonio edilizio della media ed alta montagna.
Altro discorso è costituito dagli abusi speculativi mascherati da “necessari interventi per lo sviluppo delle vallate alpine”. La Disneyland alpina è creata dalla direzione che si è voluto dare alla fruizione del bene “Montagna”.
Maurizio Marzorati

Dalle parole di Grosso traspare sempre passione, in questo caso per la montagna ed è sempre un piacere leggere i tuoi articoli.
Ti parlo da fortunato, vivo a Fiera di Primiero e amo la montagna, condivido la tua opinione. Sinceramente ti parlo da montanaro. Amo l’architettura rurale e credo vada conservata mantenendo almeno l’aspetto, la destinazione d’uso ovviamente è impossibile.
Ci sono vari modi per recuperare il patrimonio rurale alpino che altrimenti va perso per sempre con il disuso.
Questi modi sono a mio parere complementari e non ce n’é uno “giusto” e basta.
L’estremista conservatore vorrebbe che tutto sia rifatto come un tempo, e questo può essere solo il caso di un museo etnografico finanziato da fondi pubblici e non certo di tutte le realtà.
Chi si può permettere un onere altissimo per ristrutturare con materiali e tecniche antiche senza contributi provinciali? Certo il risultato è bellissimo, ma tra costi di ristrutturazione e manutenzione… (vedi tetto in scandole di legno)… siamo sinceri…
Il turista poi vorrebbe ristrutturare stravolgendo l’architettura locale apportando modifiche a piacimento e senza limitazioni, con scarna conoscenza dell’architettura locale, importando tipologie in netto contrasto con quelle esistenti nel luogo e puntando alla massima economia (tetto in lamiera).
Ok al museo etnografico.
Ok anche alla ristrutturazione a “misura d’uomo” da una parte conservatrice degli elementi fondamentali dell’architettura rurale ma allo stesso tempo permissiva per quanto riguarda la nuova destinazione d’uso abitativo e le concrete possibilità economiche (l’opera d’arte è bella ma pochissimi se la possono realmente permettere). Quindi bisogna essere ragionevoli, altrimenti il patrimonio rurale va perso. No allo stravolgimento totale, rovina l’ambiente e deturpa la montagna.
Ma neanche vietare un bel poggiolo o qualche finestra o un barbecue che su di un fienile non esistevano ma che la nuova destinazione d’uso abitativo richiede, a patto che non siano in netto contrasto con la tipologia ed i materiali tipici.
I nostri nonni hanno costruito le stalle e i fienili. Se avessero dovuto convertirli in abitazione, li avrebbero stravolti molto di più di quello che succede con le attuali ristrutturazioni, con tutte le limitazioni previste dagli enti preposti alla tutela del paesaggio.
Non si può trasformare tutto in un museo!
Ciao
Stefano Vinduska

Amo e frequento da sempre la montagna, e non amo che venga stravolta.
Il cittadino in montagna ha spesse volte significato speculazioni e stravolgimenti dell’ambiente.
Il fatto che lo stile di un fienile venga mutato, quasi quasi mi sembra il meno, anche se credo che alcune tipicità costruttive delle varie zone siano da tutelare.
Le tematiche dell’ uomo che necessariamente cambia l’ambiente, e dell’ obsolescenza dell’economia montanara di un tempo sono fatti difficilmente discutibili, ma ritengo che allo sviluppo debbano essere messe delle regole forti, difficilmente eludibili a protezione della natura.
In città pensiamo che il verde sia quella striscia di erbetta coltivata ed antropizzata che c’è nei parchi urbani e ai bordi delle strade;e anche questo verde “addomesticato” è bello.
Io però amo soprattutto il verde incolto, la natura che si riprende il suo spazio e torna ad essere misteriosa e selvatica non appena l’uomo la abbandona per un attimo.
Paolo Toigo

Cara Redazione di Meteolive
Credo che la trasformazione delle valli alpine, avvenuta nell?ultimo cinquantennio, sia dovuta essenzialmente allo spopolamento delle montagne.
Questo fatto ha comportato la rovina delle costruzioni di alta quota; i prati e i boschi non sono più mantenuti e si sono perse molte tradizioni e valori storici/culturali
(Comunità Valser? i Masi?ad esempio).
Al giorno d’oggi solo i versanti privilegiati delle Alpi, ovvero quelli con un clima più ospitale e facilmente raggiungibili dalla pianura, si sono sviluppati senza tener conto delle esigenze del territorio.
Vedi il Sestriere, Cervinia, Madesimo (i cui centri cittadini sono dominati persino dai grattaceli).
Molte vallate alpine sono attraversate da ferrovie e da autostrade, che con le loro infrastrutture, ne hanno cambiato per sempre l?aspetto. Ma questo è il progresso? … e l’Italia deve essere unita all’Europa…..
Fortunatamente, nell’ultimo decennio è cresciuta la sensibilizzazione del territorio. Sono nate le comunità montane, che in collaborazione con gli enti culturali e le associazioni, permettono di vivere la montagna con più sensibilità nei confronti dell’ambiente. Infatti il turismo, sebbene molto spesso di massa, riesce a rispettare maggiormente i luoghi che attraversa.
Grazie a Fiere e Sagre, (facilmente rintracciabili su internet) la cultura della montagna inizia a raggiungere la città e la gente comune.
Purtroppo non siamo che all?inizio di un lungo percorso. Spesso quando si va a sciare spesso si trovano cartacce, rifiuti abbandonati dagli incivili.
Si trovano persone che raccolgono fiori protetti che poi appassiscono subito e vengono buttati. Altri che disturbano gli animali al pascolo, o che in inverno sciano nelle aree pericolose senza curarsi dei pericoli.
Spero che le scuole, lo stato e i privati intervengano nella tutela delle nostre belle montagne. Spero nello sviluppo di un’economia eco-compatibile.
Francesco Ghezzi
Milano

Essendo io un grande estimatore del sistema di vita alpino austriaco, e quindi tirolese (che è la regione più montuosa dell’Austria), non posso che essere d’accordo sul fatto che una vera valorizzazione del territorio alpino possa essere fatta SOLO prendendo esempio da li.
E chissà che col tempo, così facendo, non si ottenga una certa ripopolazione delle nostre vallate alpine.
Perchè secondo me, lo spopolamento e l’abbandono sono il vero problema, questo crea incuria e danni.
La riqualificazione, certamente rispettosa dei termini di legge, non può che portare benefici.
Il moderno, se razionalmente realizzato, valorizza anche l’antico.
Siccome è evidente che non possiamo più adattarci a vivere come nel passato (a parole molti criticano, ma chi lo farebbe???) ecco che questa è l’unica soluzione possibile, alternativa all’abbandono.
Marco Iacazio
Autore : Redazione