00:00 16 Aprile 2013

Eventi estremi: quando i cambiamenti climatici non c’entrano

Uno studio approfondito della NOAA ha accertato la causa sinottica che ha portato alla grave siccità del 2012 negli Stati Uniti. Ora la vaglio anche il super-freddo della primavera 2013 in Europa. Intanto l'IPCC sta per pubblicare il 5° rapporto sui cambiamenti climatici.

 Dalla siccità alle alluvioni e viceversa: questo avrebbe dovuto essere il trend climatico trainante del nuovo millennio. E in effetti di fenomeni a tinte forti, qualcuno anche estremo, è piena la cronaca. Dai dati però non si scappa ed ecco che la NOAA, l’ente governativo americano che studia il clima e la meteorologia, ha voluto vederci chiaro sulla super siccità che ha afflitto le pianure centrali statunitensi nel corso del 2012, ed esattamente tra maggio e agosto.

Una specie di 2003 ma all’americana: sul banco degli imputati naturalmente i cambiamenti climatici. Ecco però che, nel corso degli approfondimenti del caso, e senza dottore ne avvocato, l’imputato per eccellenza, il global warming, inizia a perdere importanza, anzi esce proprio di scena. Si, perchè la super siccità è stata causata semplicemente, se così si può dire, da variazioni naturali del tempo atmosferico. 

In altre parole si è verificato un evento nato dall’azione concomitante di più fattori che ha assunto tempi di ritorno di circa 100 anni. Gli eventi sono così riassumibili: traiettoria sfavorevole della storm track, ovvero il letto entro il quale fluiscono le correnti perturbate, temporali conseguentemente sotto tono sia come numero che come intensità, mancata individuazione prognostica dell’evento da parte della modellistica, quale sintomo della natura fortuita dello stesso.

Ma ora, pensandoci bene, non è quello che è accaduto tra febbraio e la prima metà di aprile anche in Europa? Qui però a carte invertite, ovvero non siccità e caldo, ma estrema piovosità e freddo. Anche in questo caso i cambiamenti climatici nel loro complesso possono essere scagionati? Lasciamo agli enti preposti il compito di condurre studi a riguardo.

Dal canto suo l’IPCC, l’ente che è preposto alla ricerca sui cambiamenti climatici, ci aveva messo in guardia sull’aumento esponenziale degli eventi estremi. Ora noi invece rileviamo una dispersione di questi eventi estremi, tanto che a scala sinottica tali scenari perdono di significato. Basti pensare che proprio negli Stati Uniti si è registrata una diminuzione degli eventi estremi, mentre in Europa un aumento degli stessi.

Tra non molto verranno pubblicati gli interessanti risultati dell’indagine climatica degli ultimi anni nel 5° rapporto redatto proprio dall’IPCC. Siamo sicuri che ne vedremo delle belle…

Autore : Luca Angelini