00:00 9 Dicembre 2009

ESCLUSIVO: 4 dicembre 1967, a Milano la temperatura schizza a 21°C grazie al Favonio

Riportiamo uno stralcio dell'articolo pubblicato in prima pagina sul quotidiano Il Giorno che racconta l'evento.

Corsi e ricorsi storici del foehn: come vedete non c’è mai da stupirsi troppo per quello che avviene sopra le nostre teste…

“Merito (o colpa) del Favonio che rischia di compromettere l’atteso ponte degli sciatori.”
Così titolava “Il Giorno” il 5 dicembre del 1967 dopo che Milano aveva respirato un’aria decisamente primaverile.

Proseguiamo nella lettura: ” Dicembre: via i cappotti, Milano ieri ha toccato il tetto delle temperature di dicembre con un record che difficilmente potrà ripetersi: 21,1°C registrati alle 12.40 dagli strumenti della Stazione di Linate.

Si tratta del massimo assoluto del mese dal 1838 ad oggi, cioè dall’anno in cui i meteorologi milanesi hanno cominciato ad annotare sui libri le temperature giorno per giorno.

Per trovare dati analoghi ma inferiori ai 20°C bisogna tornare al 1965, il 14 dicembre con 16°C, oppure al 1959, il 29 dicembre con 19°C. Se si pensa che la temperatura del 4 dicembre è pari a 6.3°C di massima e a +1.3°C di minima, l’eccezionalità della giornata risalta ancor più.

Come si è arrivati a questo tepore?
Il Favonio, il classico vento che soffia dalle Alpi, ha avuto la sua parte distruggendo il sottile strato d’aria che conteneva come un involucro la differenza termica tra le zone alte e quelle basse dell’atmosfera.
Il Foehn ha soffiato forte sin dall’altra notte ma è stato in mezz’ora che la temperatura ha avuto uno sbalzo di 10°C passando dagli 8°C delle 11.30 ai 18°C delle 12.”

Guardate come descrivevano bene i giornalisti la cronaca meteo.

Sarà, ma quanti milanesi sanno dell’esistenza del Foehn?
Se ne parla da trent’anni ma se chiedete per strada durante una fase favonica come mai il vento sia così caldo, vi risponderanno più del 60% delle volte che arriva dall’Africa!

Va probabilmente meglio a Gerusalemme. Recentemente il simpatico maggiore Bonelli, riferendosi al vento caldo che soffia sulla città di Davide, ha citato una massima ebraica: “non giudicare mai con lo Sharav”, (il nome del vento identico al nostro Favonio).

La massima si motiva con il fatto che le raffiche di vento caldo producono emicrania, nervosismo, schizofrenia e depressione.
Autore : Redazione