00:00 13 Giugno 2004

E se la Corrente del Golfo si inceppasse all’alba del “giorno dopo”?

Un nostro lettore, dopo la proiezione del recente film sui disastri climatologici ci pone un interessante quesito.

Marco Pavesi ci scrive:

“Ho avuto occasione di assistere alla proiezione del tanto pubblicizzato film sul disastro climatico e mi chiedevo se non fosse interessante analizzarne scientificamente verosimiglianze e aberrazioni. In dei Vostri articoli avevate già citato l’impossibilità del manifestarsi degli eventi in un lasso così breve (imputabile ai tempi cinematografici) però credo sarebbe divertente, ed anche istruttivo, sottolineare anche le pecche meno evidenti. Personalmente, essendomi capitato di trovarmi alla temperatura di -44°, ho notato troppa disinvoltura nelle reazioni dei protagonisti che spesso e volentieri non indossavano guanti e cappello a supposte temperature inferiori a quelle da me sperimentate. Anche gli oggetti subiscono gli effetti di quelle temperature estreme, la mia cartina topografica, esposta all’aria per poco più di 5 minuti si è rotta come una lastra di cristallo. Questi sono comunque dettagli che, a chi non ha sperimentato temperature estreme, sfuggiranno senza lasciare dubbi!

Una cosa però mi è rimasta impresa e desidererei chiederla a voi. La glaciazione in atto si basa sull’interruzione della corrente del golfo. Teoricamente, quindi, il nord America ma soprattutto il Nord Europa si troverebbero a non beneficiare più dell’afflusso di acque temperate provenienti dal Golfo del Messico. Ma la cosa non sarebbe reciproca? Cioè il Centro America non si troverebbe a sopportare le torride influenze dell’acqua tropicale ristagnante nel golfo e non più proveniente dall’Artico?

Se questo fosse vero, ci sarebbero si, la Gran Bretagna, il nord Europa e il Canada coperti dai ghiacci, però credo che fino almeno a Washington si verificherebbe un clima da tropici. Mi sbaglio? Potreste gentilmente chiarire i miei dubbi?
Complimenti ancora per Meteolive, per il romanzo “Apocalisse Bianca” di Alessio Grosso (senz’altro molto più verosimile) e per l’impegno a svecchiare il mondo della climatologia.”

Le Sue intuizioni e le domande poste sono davvero molto interessanti e ci forniscono lo spunto per analizzare alcuni aspetti climatologici purtroppo messi in ombra perché poco comprensibili al “grande pubblico”.

Un progressivo e irreversibile riscaldamento del Pianeta innescherebbe, come è noto, il blocco della corrente della Corrente del Golfo ed una nuova fase glaciale per il nord Europa e parte dell’America del Nord.

Il processo avverrebbe gradualmente e la Corrente non cesserebbe di colpo. Dunque, nel corso di molti anni (decenni? secoli?), la fascia con clima temperato si sposterebbe lentamente verso sud perché, l’avanzata dei ghiacci porrebbe a latitudini più meridionali la zona di contrasto tra aria calda e aria fredda che genera la maggior parte dei sistemi nuvolosi a nord del 30° parallelo.

Questo vuol dire che con molta probabilità la Corrente continuerebbe a fluire ma il suo raggio d’azione sarebbe sempre più limitato e non raggiungerebbe più Scandinavia e Gran Bretagna, ormai ricoperte dai ghiacci per buona parte dell’anno.

Il limite delle nevi perenni posto così a sud e quindi più vicino alla fascia equatoriale (che al contrario non si sposterebbe) creerebbe, alle nuove latitudini temperate, dei contrasti ancora più accesi con rovinose perturbazioni accompagnate da venti ad oltre 200 km/h, in quanto le grandi figure di alta e bassa pressione dinamiche (risultato delle 3 macrocelle in cui si suddivide la circolazione generale dell’atmosfera in ciascuno dei 2 emisferi) si confronterebbero su spazi più ristretti e dunque le isobare sarebbero molto più fitte di quelle attuali (tali da innescare venti così intensi).

Nel contempo, l’acqua artica continuerebbe a scendere verso sud, ma anch’essa avrebbe un raggio d’azione più limitato.

Quindi in sostanza si avrebbe una fascia tropicale leggermente più calda fino al 25-30° parallelo nord (= uragani ancora più devastanti), una fascia temperata molto più ristretta, non oltre il 45-50° parallelo (con piogge e temporali molto violenti, che coinvolgerebbero ad esempio anche Washington) e una rimanente zona fredda o glaciale (meteorologicamente parlando poco evolutiva perché povera di contrasti).

L’aumento delle precipitazioni aiuterebbe la dispersione più rapida dei gas serra (che nel frattempo sarebbero anche emessi in misura minore viste le serie conseguenze che simili mutazioni climatiche provocherebbero all’umanità).

Questa sarebbe la fase culminante di tutta la situazione perché, lentamente, le acque maggiormente calde e meno mitigate da discese fredde riguadagnerebbero terreno verso nord e la Corrente del Golfo, gradualmente riprenderebbe il suo flusso attuale ricacciando i ghiacci più vicino al Polo (e sempre che non intervengano nuovamente dei fattori umani o naturali a stravolgere la normale fluttuazione delle stagioni).
Autore : Simone Maio